Diversi approcci tra organizzazioni ecclesiastiche e chiese ufficiali
Mentre il loro impegno nella campagna del 2020 aveva fatto digrignare i denti negli ambienti economici, le chiese non si attiveranno ufficialmente a favore della nuova iniziativa. Ma sul campo le loro organizzazioni umanitarie ecclesiali si sono già lanciate nella campagna, con la benedizione delle rispettive chiese…
“Nessuna impresa dovrebbe poter trarre profitto o vantaggi competitivi dalla violazione o dall’elusione dei diritti umani”. Con queste parole inequivocabili si concludeva, a ottobre del 2020, la presa di posizione congiunta delle chiese cattolica e riformata della Svizzera concernente l’iniziativa per multinazionali responsabili, reputata allora assolutamente “giustificata”.
Se la Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) e la Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS) s’erano tuttavia astenute dal fornire raccomandazioni di voto, esortando ogni cittadino a votare “secondo la propria coscienza”, l’impegno di certi luoghi di culto a favore dell’iniziativa era ben lungi dal passare inosservato, tra striscioni appesi ai campanili e sermoni militanti.
Cinque anni dopo, mentre viene lanciata una nuova iniziativa, tanto da parte riformata quanto da parte cattolica si profila un atteggiamento molto più riservato. “Sebbene la CERiS sostenga gli obiettivi fondamentali dell’iniziativa, cioè i diritti umani e la salvaguardia del Creato, rinuncerà, nel caso di un eventuale ritorno alle urne, a un sostegno ufficiale sotto forma di raccomandazione al fine di preservare l’unità della comunità riformata”, dichiara la sua presidente Rita Famos.
In quanto alla CVS, il suo segretario generale Davide Pesenti fa notare che “la Conferenza non si è ancora espressa in merito”, ma ricorda che alla fine del 2020, “dopo profonda riflessione e ponderazione degli argomenti, l’adesione all’iniziativa era già divenuta più complessa” e che aveva reputato “necessario lasciare il campo alle organizzazioni che lo conoscono davvero e lo valutano regolarmente, come Caritas e Azione Quaresimale”.
Cattivi cristiani?
Come va inteso questo cambiamento di posizione? “L’esperienza del 2020 ha mostrato fino a che punto l’argomento possa essere polarizzante”, spiega la presidente della chiesa evangelica riformata. “Alcuni riformati hanno percepito l’impegno della chiesa come una ingiunzione a sostenere l’iniziativa se si vuole essere ‘buoni cristiani’. Si tratta di una interpretazione errata”, le preme sottolineare oggi.
A novembre del 2020 una lettera aperta a Felix Gmür, allora presidente della CVS, aveva spinto anche lui a puntualizzare le cose pubblicamente: “Non abbiamo accusato nessuno di avere una visione del mondo meno etica, né abbiamo affermato che certi credenti erano cristiani meno buoni”, aveva scritto.
Pressioni politiche
Le critiche rivolte all’impegno delle chiese a favore dell’iniziativa non erano tuttavia rimaste negli ambienti ecclesiali. Mentre i Giovani liberali radicali dei cantoni Berna, Argovia, San Gallo e Turgovia avevano tentato – invano – di mettere a tacere seduta stante le azioni delle chiese mediante ricorsi di diritto pubblico, tutta una parte del mondo economico e politico si era apertamente indignata per la loro presa di posizione. “Le chiese non devono immischiarsi nell’attualità politica” le aveva persino rimproverate la consigliera federale Karin Keller-Sutter sulle colonne del “Matin Dimanche”. Come reazione era stata altresì depositata al Gran Consiglio bernese una mozione che mirava a rendere facoltativo per le imprese il pagamento dell’imposta di culto. Trasformata in postulato, la richiesta continua a minacciare il futuro finanziario delle chiese del cantone.
Le chiese avrebbero ceduto di fronte a queste pressioni economiche? La presidente dei riformati svizzeri lo nega, affermando di “sostenere un’economia forte che contribuisce anche al benessere sociale”. Sebbene Rita Famos puntualizzi che “le chiese cantonali e le parrocchie sono libere di impegnarsi al loro livello”, tuttavia “sconsiglia di usare il pulpito come tribuna politica, di raccogliere firme in occasione dei culti o di affiggere slogan sugli edifici pubblici”.
Organizzazioni umanitarie in prima linea
In attesa di una possibile dichiarazione ufficiale della CVS, le organizzazioni umanitarie cattoliche Caritas e Azione Quaresimale lavorano già attivamente nel comitato d’iniziativa. “Ci impegniamo, perché le popolazioni di molti paesi in cui interveniamo subiscono direttamente le conseguenze delle pratiche irresponsabili delle multinazionali”, hanno comunicato.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’Aiuto delle chiese evangeliche svizzere ACES/HEKS, rappresentato nel comitato d'iniziativa dalla sua direttrice Karolina Frischkopf. “Negli ultimi anni ACES/HEKS ha pubblicato rapporti che mostrano violazioni dei diritti umani e distruzione dell’ambiente da parte di imprese con sede in Svizzera come Glencore o Socfin”, riferisce. “Il nostro impegno è di fatto evidente”. Non ci sarebbero quindi interferenze sulla linea tra le chiese e le loro organizzazioni umanitarie? “Per la sua presa di posizione, conformemente ai suoi statuti, il Consiglio di fondazione di ACES/HEKS ha consultato il Consiglio della CERiS”, informa Karolina Frischkopf. E Davide Pesenti ricorda che “le organizzazioni Caritas e Azione Quaresimale restano indipendenti, anche se parlano a nome della chiesa cattolica”. (da: Protestinfo; trad.: G. M. Schmitt)