Siria. Il “ruolo vitale” dei cristiani

Il Patriarca di Antiochia e tutto l’Oriente: basta con le sanzioni economiche

16 febbraio 2025

Patriarca Moran Mor Ignatius Aphrem II, IRF Summit 2025

(CPR/Samantha Kamman) Mentre i siriani vivono sotto il controllo delle forze ribelli a guida islamista e continuano ad affrontare un futuro incerto, il capo supremo della Chiesa ortodossa siriaca ha proposto la sua visione di come i cristiani possano potenzialmente ricostruire la loro “patria”. Moran Mor Ingnatius Afram II, patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, ai primi di febbraio è intervenuto all’International Religious Freedom Summit a Washington D.C. e ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché contribuisca alla ricostruzione della Siria, dopo il rovesciamento del regime di Bashar al-Assad, revocando le sanzioni economiche.

Il cristiano siriano-americano ha letto una comunicazione congiunta diramata il 29 dicembre da patriarchi e capi di chiese in Siria che propone un piano per il futuro della Siria volto a restituire alla regione il ruolo di “membro attivo della comunità internazionale e a rafforzarne l’appartenenza alla sua più ampia collocazione geografica e all’area araba”.

“Come cristiani abbiamo un ruolo vitale, essenziale da svolgere in questa fase, cooperando con tutti per procedere e ricostruire questa patria”, si legge nella dichiarazione, che così continua: “Riconosciamo che la nostra responsabilità spirituale, morale e nazionale ci costringe ad alzare sempre la voce della verità, a difendere la dignità umana in ogni circostanza e a compiere ogni sforzo per sostenere la via della democrazia, della libertà, dell’indipendenza e della pace, che assicura i diritti e la dignità di tutti i siriani”.

La caduta del governo siriano a dicembre del 2024 per mano delle forze ribelli islamiste del movimento Hayat Tahrir al-Sham (HTS) ha diffuso parecchia insicurezza tra le comunità minoritarie. HTS è un’organizzazione terroristica costituita da ex combattenti dello Stato islamico e di Al Qaeda. Sotto l’amministrazione de facto gli esperti hanno avvertito che il gruppo sta tentando di “rebrandizzarsi” e di apparire non minaccioso. Nonostante le rassicurazioni che i leader del nuovo governo tuteleranno e rispetteranno i diritti dei cristiani, le autorità ecclesiastiche hanno reagito a tali affermazioni con scetticismo.

I leader ecclesiastici e i patriarchi hanno proposto vari passi affinché la Siria abbracci un futuro nuovo e tra questi un appello alla comunità internazionale perché revochi le sanzioni economiche. Tali sanzioni, hanno avvertito, hanno avuto un impatto negativo sull’economia della Siria, così come sulle comunità limitrofe, interessate di conseguenza da migrazione legale e illegale. Le dirigenze delle chiese credono che con la revoca delle sanzioni la comunità internazionale potrebbe “sostenere il percorso di ricostruzione e di ripresa economica e creare opportunità di lavoro”.

I leader ecclesiastici siriani hanno inoltre sollecitato la stesura di una nuova Costituzione che sia “inclusiva e onnicomprensiva” e coinvolga tutte le etnie e le confessioni, per garantire l’equa rappresentanza di tutti. Hanno altresì esortato i cristiani in loco e all’estero a impegnarsi e agire a fianco della Siria e a sostenerne la ricostruzione da parte del suo popolo. “Crediamo che Dio, che ci ha riuniti in questa terra, da cui hanno avuto origine le civiltà e i messaggi basati sulla fede, benedirà i nostri sforzi e ci guiderà sulla via della pace”, afferma la dichiarazione, che così si conclude: “Eleviamo a lui i nostri cuori e le nostre mani, riconciliamoci gli uni con gli altri e chiediamogli forza e saggezza per andare avanti. Siamo operatori di pace, portiamo la speranza di Cristo e restiamo fedeli al suo messaggio di riconciliazione, amore fraterno e pace sulla terra”. (da: The Christian Posttrad.: G. M. Schmitt)

Temi correlati

Siria diritti umani dialogo

Articoli correlati