In vista dell’Election Day Kamala Harris intensifica l’impegno con le chiese afroamericane
(RNS) – Quando giovedì 15 ottobre un pastore di Detroit ha chiesto alla vicepresidente Kamala Harris ragguagli in merito a una sua presunta “mancanza di impegno” con i leader delle chiese afroamericane, la candidata democratica alla presidenza è apparsa visibilmente spiazzata. Harris ha respinto l’accusa, tacciandola di “disinformazione” scaturita dalla campagna dell’ex presidente Donald Trump. Ma il piccolo incidente, sopraggiunto nel corso di un’assemblea cittadina organizzata a Detroit dal conduttore radiofonico Charlamagne tha God, ha messo in luce una presunta vulnerabilità di Harris presso gli elettori afroamericani.
“Cercano di disconnettermi dalle persone con cui ho lavorato, da cui provengo”, ha detto Harris, legata all’induismo per via materna, ma cresciuta in una chiesa afroamericana e membro della Third Baptist Church di San Francisco. È stata “attivamente impegnata” con i leader ecclesiastici afroamericani “per tutta la carriera e come vicepresidente”, anche, ha tenuto a sottolineare, “di recente”.
In effetti Harris, che ha chiamato il suo pastore Amos Brown poco prima di annunciare la propria campagna presidenziale a luglio, ha fatto una serie lampo di apparizioni elettorali intesa a rafforzare il sostegno tra gli afroamericani che frequentano le chiese. È una strategia consueta per i politici democratici, quella di visitare le chiese afroamericane in prossimità dell’Election Day nella speranza di massimizzare la partecipazione di un segmento critico della base del partito.
Gli esperti dicono però che le recenti apparizioni di Harris in contesti religiosi non danno la misura dell’intera portata della sua opera di sensibilizzazione tra i cristiani afroamericani. Mentre alcuni analisti hanno espresso preoccupazione per il ritardato sostegno alla vicepresidente da parte soprattutto degli afroamericani di sesso maschile, altri hanno detto a RNS che da qualche tempo Harris sta cercando sommessamente il sostegno della popolazione afroamericana in molteplici modi.
Harris ha lanciato di recente l’iniziativa “Souls to the Polls”, “Anime ai seggi”, per amplificare gli sforzi tesi a incoraggiare la partecipazione al voto che le chiese afroamericane organizzano da decenni. Inoltre, la sua campagna elettorale ha istituito un comitato consultivo religioso che include Brown e altri nove leader religiosi e che ha il compito di connettersi con le chiese afroamericane negli Swing States, gli Stati in bilico.
La sua apparizione con Charlamagne tha God ha avuto luogo sulla scia di una recente visita al Koinonia Christian Center, una chiesa di Greenville, Carolina del Nord, dove una folta congregazione ha applaudito e lanciato urla per tutta la durata del suo intervento. Harris ha detto ai presenti di aver imparato in tenera età a pensare la fede come “un verbo” e che i credenti “si manifestano nell’azione e nel servizio”. Mentre lamentava i danni provocati in tutto lo Stato dall’uragano Helene, la vicepresidente ha fatto ripetutamente riferimento alla Bibbia. Citando la lettera ai Galati, nel Nuovo Testamento, Harris ha detto che l’apostolo Paolo “ricordava a loro e a noi che Dio ci chiama a non stancarci di fare il bene. Poiché ognuno di noi ha il potere, Dio ci dice questo, il potere, ognuno di noi, di fare la differenza”. Ha concluso citando il libro dei Salmi: “La sera ci accompagna il pianto; ma la mattina viene la gioia”.
Anthea Butler, storica della religione afroamericana e americana all’Università della Pennsylvania, ha detto che Harris ha toccato i cristiani afroamericani in modi meno ovvi, menzionando la decisione di Harris di non presenziare al discorso del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu al Congresso lo scorso luglio. La mossa, ha sostenuto Butler, ha verosimilmente incontrato il favore dei leader ecclesiastici afroamericani che hanno veementemente criticato il sostegno dell’amministrazione Biden alle azioni militari israeliane nella Striscia di Gaza.
Altrettanto indicativo, ha proseguito Butler, è stato l’evento al quale Harris ha scelto di partecipare invece di presenziare al discorso di Netanyahu: un evento della Zeta Phi Beta Sorority, una delle confraternite studentesche afroamericane che costituiscono le “Divine Nine”, considerate autentiche potenze culturali all’interno della comunità afroamericana.
“Le chiese afroamericane hanno sempre avuto qualche tipo di coinvolgimento con altre organizzazioni afroamericane come confraternite, maschili e femminili, organizzazioni culturali e civiche e altri”, ha detto Butler. “Quindi se consideri una chiesa afroamericana non puoi semplicemente dire: ‘Questa è una chiesa afroamericana’. Ci sono tutti questi altri tentacoli che escono dalla chiesa afroamericana e che si intrecciano all’interno della comunità afroamericana”.
La sovrapposizione era evidente per il pastore Jay Augustine, assistente spirituale della confraternita Alpha Phi Alpha, anch’essa del gruppo “Divine Nine”. Domenica 20 ottobre, presso la sua African Methodist Episcopal Church, nella Carolina del Nord, Augustine ha condotto un evento nell’ambito dell’iniziativa “Souls to the Polls” insieme ad altri gruppi civici afroamericani, tra cui confraternite studentesche femminili. Di recente ha collaborato all’organizzazione di un webinar volto a incoraggiare i luoghi di culto e membri di confraternite maschili e femminili di tutto il paese a compiere simili sforzi per raccogliere voti nel “Souls to the Polls Day”, giornata organizzata dalla confraternita Alpha Phi Alpha in cui dopo il culto le persone lasciano i banchi della chiesa e marciano in carovana verso i centri di voto lì dove il voto anticipato è consentito. “Uno dei principi fondamentali della nostra confraternita, uno dei nostri motti, se volete, è che un popolo che non vota è un popolo senza speranza”, ha detto Augustine, pastore della St. Joseph AME Church di Durham, che considera Harris, che l’ha visitata nel 2019, un’amica. “Votare è qualcosa che noi mettiamo in primo piano”.
Tuttavia i sondaggi hanno mostrato che Harris stenta a guadagnare terreno tra gli uomini afroamericani. Un recente sondaggio condotto da New York Times/Siena College ha rivelato che il 70% degli afroamericani di sesso maschile sostiene Harris, mentre il 20% ha detto che voterà per Donald Trump - un calo di 15 punti rispetto al 2020, quando l’85% degli afroamericani di sesso maschile aventi diritto prevedeva di votare per il presidente Joe Biden. Gli sforzi tradizionali delle chiese afroamericane, frattanto, potrebbero non essere in grado di raggiungere gli afroamericani di sesso maschile come in passato: secondo un sondaggio Pew del 2021 gli afroamericani di sesso maschile sono più propensi delle afroamericane a dichiararsi senza affiliazione religiosa, con un buon 26% che afferma di non riconoscersi in alcuna traduzione religiosa, contro il 18% delle afroamericane. Butler si è però detta fiduciosa che alla fine gli afroamericani si schiereranno con Harris e ha espresso la preoccupazione che in caso di sconfitta i democratici potrebbero addossare la colpa proprio agli afroamericani. “Perché nessuno domanda come mai i bianchi continuano a votare per Trump?”, ha detto Butler.
Anche il pastore Augustine ha detto di essere ottimista riguardo alle possibilità di Harris. Considerato lo stretto allineamento della sua confraternita con la confraternita sorella Alpha Kappa Alpha, a cui appartiene la stessa Harris, ha predetto che la maggior parte degli elettori tra i membri della sua confraternita voterà per l’attuale vicepresidente. “La comunità afroamericana non è un monolite”, ha detto. “Alpha Phi Alpha non è un monolite. Non dico quindi che il 100% degli Alpha la voteranno. Non posso certamente parlare per tutti, ma facendo un’ampia proiezione, che considero accurata, direi che la stragrande maggioranza dei membri della nostra confraternita la sosterrà”.
Harris è sembrata altrettanto fiduciosa riguardo al sostegno da parte dei cristiani afroamericani, basandosi non tanto sui legami con la comunità afroamericana, quanto sul confronto tra le sue convinzioni e quelle del suo avversario, che di recente ha fatto notizia promuovendo una Bibbia “Dio benedica gli USA” da 60 dollari. Nella sua intervista con Charlamagne tha God, Harris ha detto che Trump e molti dei suoi sostenitori “suggeriscono che la misura della forza di un leader si basi su chi butti giù”, uno spirito che è “assolutamente contrario alla chiesa che conosco”.
“La mia chiesa dice che la vera leadership si basa su chi elevi”, ha detto Harris. “Poi lui vende Bibbie o scarpe da tennis da 60 dollari e tenta di prendere in giro le persone, come se ciò gli permettesse di comprendere meglio la comunità afroamericana? Ma dai”. (da: RNS; trad.: G. M. Schmitt)