Niente accesso alla giustizia per Lily

Situazione precaria dei minori nelle strutture svizzere per i richiedenti l’asilo

03 luglio 2024

(foto: Annie Spratt/unsplash)

Le condizioni di vita nelle strutture per i richiedenti l’asilo e i frequenti trasferimenti incidono in modo estremamente gravoso sui bambini delle famiglie richiedenti l’asilo. Spesso non viene tenuto conto dei loro diritti e delle loro necessità, come ben illustra la storia di Lily e della sua famiglia, riportata da humanrights.ch, organizzazione non governativa (ONG) che da 25 anni fornisce informazione sul rispetto dei diritti umani in Svizzera e nel mondo. Proponiamo qui la traduzione dello study case pubblicato sulla loro piattaforma.

Quando Lily* (nome cambiato) aveva 5 anni, i suoi genitori fuggirono con lei e la sorellina di 3 anni dal Kosovo e raggiunsero la Svizzera. La famiglia apparteneva alla minoranza bosniaca. Il papà di Lily era sempre più esposto a ostilità e aggressioni violente in quanto esponente del partito politico che difendeva gli interessi della minoranza.

A novembre del 2014 la famiglia presentò una domanda d’asilo in Svizzera e per un mese e mezzo venne alloggiata nel centro federale d’asilo di Kreuzlingen (TG). Successivamente la famiglia fu trasferita nella struttura per richiedenti l’asilo di Romanshorn (TG), dove per dieci mesi abitò in una stanza sporca. Mentre la famiglia viveva lì, Lily frequentava la scuola dell’infanzia e nello stesso periodo nacque il suo fratellino. A ottobre del 2015 la famiglia fu assegnata al comune di Bottighofen (TG) e poté trasferirsi in un appartamento tutto loro. Lì la famiglia aveva spazio a sufficienza e si sentiva a proprio agio. A Bottighofen Lily frequentava la scuola elementare.

La domanda d’asilo avanzata dalla famiglia era stata respinta appena un mese dopo la presentazione, poiché secondo la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) non sussisteva alcuna reale situazione di pericolo. La famiglia presentò immediatamente un ricorso, che fu respinto soltanto due anni dopo. Tra il 2014 e il 2020 – quindi in un periodo di sette anni – la famiglia inoltrò svariate domande di riesame, ma furono tutte respinte.

Nell’estate del 2016 la famiglia di Lily dovette lasciare l’appartamento e venne alloggiata in un centro di transito della Fondazione Peregrina a Frauenfeld (TG). All’epoca vi veniva perseguita una strategia cantonale di soccorso d’emergenza che aveva lo scopo di scoraggiare i richiedenti l’asilo tenuti a lasciare la Svizzera mediante un continuo inasprimento delle condizioni di vita. La strategia è stata criticata pubblicamente. La famiglia di Lily viveva nel centro in condizioni terribili, patite in modo particolarmente severo dai bambini. I cinque membri della famiglia condividevano una stanza in cui oltretutto cucinavano, dal momento che la cucina era estremamente sporca e disordinata. La famiglia patì per un intero anno un’infestazione di cimici nei letti e Lily, la sorellina e il fratellino erano ricoperti di punture. I responsabili si rifiutavano di procedere a una disinfestazione per motivi economici.

A causa del trasferimento Lily dovette lasciare la scuola di Bottighofen dopo un anno e successivamente frequentò la scuola a Frauenfeld. Anche la sua sorellina nel frattempo iniziò a frequentare la scuola. Dovevano fare i compiti sul pavimento della stanza assegnata alla famiglia. Nel salone del centro si trattenevano principalmente giovani uomini, che costituivano la maggioranza dei richiedenti l’asilo lì alloggiati. Poiché nella sala comune gli uomini si aggiravano spesso indossando soltanto un asciugamano, ascoltavano musica ad alto volume e guardavano video dal contenuto inappropriato, Lily, la sorellina e il fratellino non volevano studiare, né giocare in quel locale.

Lily pativa molto la situazione abitativa opprimente e manifestò diversi sintomi fisici e psichici come incubi, attacchi di panico e disperazione, tutto confermato da una perizia della sua psicologa. Anche la mamma di Lily dal 2016 soffre di disturbi psichici e presenta un aumentato rischio di suicidio.

Nel 2021 l’Ufficio cantonale turgoviese della migrazione, sebbene a conoscenza di queste realtà, respinse la domanda di permesso di dimora per casi di rigore presentata dalla famiglia, obbligandola quindi a lasciare il paese. L’ufficio convenne che un rimpatrio nel Kosovo avrebbe potuto determinare un peggioramento dello stato di salute della mamma di Lily, tuttavia asserì che la donna avrebbe potuto ricevere le cure del caso anche nel Kosovo. La decisione dell’Ufficio della migrazione non entrò nel merito del cattivo stato di salute psichica di Lily.

L’Osservatorio svizzero sul diritto d’asilo e degli stranieri critica la situazione, così come la generale mancanza di considerazione dell’interesse superiore dei bambini (articolo 3 della Convenzione sui diritti del fanciullo). I bambini hanno trascorso quasi tutta la loro vita in Svizzera, parlano correntemente tedesco e svizzero tedesco e sono ben integrati. Soprattutto Lily dispone di una solida cerchia di amicizie. È quindi dubbio che i bambini si integrerebbero altrettanto bene nel Kosovo. L’Ufficio della migrazione non ha indagato a sufficienza questo aspetto, è la critica dell’Osservatorio.

Anche il Comitato ONU per i diritti del fanciullo, che verifica l’attuazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia, chiede esplicitamente, nelle sue osservazioni conclusive sul quinto e sesto rapporto della Svizzera sulla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, di rispettare i diritti dei bambini nelle procedure d’asilo. L’interesse superiore dei bambini deve essere una considerazione preminente in “tutte le decisioni concernenti il trasferimento, l’arresto o l’espulsione di bambini richiedenti l’asilo”.

Nel caso di Lily e della sua famiglia humanrights.ch non ha messo in campo alcun procedimento giudiziario strategico. Si tratta infatti di uno dei tanti casi in cui mancano i meccanismi per poter creare l’accesso a un processo e con ciò l’accesso alla giustizia. Soprattutto nel settore dell’asilo e della migrazione le violazioni dei diritti umani restano nell’ombra, perché le condizioni necessarie per un processo non sono date. Per questo motivo humanrights.ch documenta anche questi casi, affinché sia data visibilità agli stessi. Si tratta di portare alla luce violazioni sistematiche e strutturali dei diritti umani e di discutere in una rete di specialisti quali sono le strategie più adatte per ottenere un miglioramento della tutela dei diritti umani in questi casi. (da: humanrights.ch; trad.: G. M. Schmitt)

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