Un luogo sicuro per donne rifugiate

Una visita all’“Ostello per donne e bambini rifugiati” di Zurigo

27 maggio 2024

Fuggono dalla guerra, dalla povertà o dalla violenza. Una visita all’“Ostello per donne e bambini rifugiati” dimostra l’importanza della nuova offerta ecclesiale.

(Sandra Hohendahl-Tesch) Si avverte un piagnucolio. La porta si apre e una donna con in braccio un neonato entra nel corridoio. Saluta con gli occhi bassi ed entra nella cucina di fronte. Lì c’è Isabel ai fornelli, in procinto di preparare un tè. Ne offre uno anche alla giovane madre: “Quieres?”, domanda accarezzando affettuosamente la guancia del bebè, che si è calmato e si guarda intorno con curiosità.
Le donne vivono in una comunità alloggio nella città di Zurigo. “Ciò che hanno in comune è la loro situazione di vita vulnerabile, con storie di migrazione e di fuga”, dice Andrea Brülisauer. “Non di rado hanno subito violenze, o nel paese di provenienza o durante la fuga o in Svizzera”. Andrea Brülisauer è corresponsabile insieme a Milva Unternährer del servizio offerto dalla Chiesa riformata di Zurigo. Le accompagnatrici psicosociali si occupano delle donne e sono presenti nella comunità alloggio più volte nel corso della settimana.

Spirale di violenza
Le inquiline vengono da tutto il mondo, per esempio dall’America del sud, dall’Africa, dall’Afghanistan e dall’Ucraina. Hanno età comprese tra i 20 e i 63 anni, lavorano nel settore delle cure, in quello delle pulizie o nella ristorazione, oppure sono disoccupate. Alcune lottano con problemi di salute, altre sbarcano il lunario come working poor o sono in attesa di una decisione d’asilo. “La particolarità del nostro gruppo target è che la maggior parte di queste donne non ha alcuna rete sociale a cui ricorrere o non sa dove ottenere assistenza”, dice Unternährer.
In questa grigia mattina di gennaio Isabel, che preferisce non leggere il suo vero nome sui media, vuole raccontare la sua storia. A 17 anni è rimasta incinta e dal natio Perù è emigrata in Spagna, dove viveva una zia. Lì riusciva a sbarcare il lunario lavorando in un panificio. Quattro anni fa è venuta in Svizzera per finanziare la formazione di suo figlio. Qui ha trovato lavoro in un’impresa di pulizie. E si è imbattuta nell’uomo sbagliato. “All’inizio ero felice. Mi dava una sensazione di sicurezza”. Tuttavia, ben presto ha cominciato a umiliarla e a picchiarla. Spesso era sul punto di chiamare la polizia. Ma lui la implorava di non farlo e le prometteva che sarebbe migliorato. “Mi picchiava ogni volta più forte”, dice, con le lacrime che le rigano il volto.

Carenza di posti
Isabel si confidò con una persona del suo ambiente lavorativo. Quella persona si attivò. Il consultorio per donne contro la violenza nel matrimonio e nell’unione domestica registrata (BIF) l’ha messa in contatto con l’ostello, dove abita da tre mesi. Vorrebbe incoraggiare altre immigrate. “Non abbiate paura di dire la vostra opinione e di chiedere aiuto”, dice.
Il soggiorno è limitato a sei mesi. In questo lasso di tempo le donne vengono aiutate individualmente a organizzare la propria vita e a sviluppare prospettive. Ciò include l’accesso a uffici e servizi specializzati, ma anche l’inscrizione a un corso di tedesco o possibilità di riqualificazione professionale. L’obiettivo è quello di far sì che le donne possano lasciare l’ostello da persone stabili e con una buona rete di contatti per poter tornare ad affrontare la vita in modo autonomo. All’inizio è previsto un colloquio di ammissione. Non tutte trovano accoglienza. “Se, per esempio, esiste un pericolo di violenza acuta, vengono indirizzate ad altre strutture per le donne”, dice Unternährer. Già un anno dopo l’avvio del progetto della Chiesa riformata di Zurigo se ne percepisce la necessità. L’anno scorso sette donne non hanno potuto essere accolte per motivi di spazio.

Bilancio positivo
L’Ostello per donne in situazioni vulnerabili di migrazione e di fuga è gestito dal Kirchenkreis 4/5 della Chiesa riformata di Zurigo. Sono disponibili in totale nove camere ammobiliate. Il progetto è stato avviato nel 2020 con una fase pilota della durata di tre anni. Il bilancio è positivo: la domanda per l’offerta abitativa assistita è costantemente elevata. Il sito web informa regolarmente circa la disponibilità di camere libere (www.citykirche.ch/herberge). (Da: reformiert.info; trad. G. M. Schmitt)

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