L’odissea di Bernardino Ochino (1487-1564) in un romanzo
(reformiert.info) Ueli Greminger, già pastore della chiesa di St. Peter a Zurigo, pubblica un romanzo che ha per protagonista il riformatore Bernardino Ochino, espulso dalla città di Zwingli nel 1563. Giovedì prossimo, 12 dicembre alle 19, il volume intitolato Ketzer aller Konfessionen. Die Odyssee des Bernardino Ochino (TVZ, 2024) (Eretico di tutte le confessioni. L’odissea di Bernardino Ochino) viene presentato a Zurigo presso la Chiesa evangelica di lingua italiana, Zwinglihaus, Aemtlerstrasse 23, in collaborazione con l'Istituto Italiano di Cultura di Zurigo. Saranno presenti l’autore e lo storico del cristianesimo Emidio Campi.
Abbiamo intervistato Ueli Greminger.
Chi era Bernardino Ochino?
Un frate francescano italiano nato a Siena nel 1487. Successivamente divenne priore dei cappuccini, i quali auspicavano un ritorno alle radici del francescanesimo. Ben presto si aprì alle idee della Riforma protestante. Intraprese quindi un dialogo intenso con umanisti e anche con influenti nobildonne. Divenne portatore di speranze del movimento della Riforma interno alla chiesa, ottenendo persino l’incoraggiamento del Papa. Tuttavia, quando i rapporti di potere si ribaltarono, dovette fuggire dall’inquisizione romana. Attraversò i Grigioni e raggiunse Ginevra, dove nel 1542 divenne pastore della comunità protestante italiana e si sposò.
Poi il riformatore zurighese Heinrich Bullinger lo chiamò a Zurigo. Perché?
A Locarno si era formata una comunità riformata. Ma nel 1554 la Dieta federale svizzera decise che il Ticino doveva restare cattolico. Chi non abiurava la fede riformata doveva andarsene. Fu così che un anno dopo, nel 1555, un centinaio di persone avevano trovato rifugio a Zurigo. Heinrich Bullinger si era adoperato presso il Consiglio di Stato per l’accoglienza dei profughi per fede. Nella chiesa del St. Peter poterono tenere i loro culti. Bullinger fece venire Ochino a Zurigo, affinché avessero un loro pastore italofono.
Tuttavia nel 1563 Ochino fu espulso dal Consiglio di Stato zurighese con l’accusa di eresia. Come mai?
Ochino aveva uno spirito cosmopolita. Aveva anche criticato il clero zurighese, causando irritazione. Inoltre, gli abili locarnesi conobbero ben presto un grande successo nel commercio internazionale della seta e nel settore bancario, suscitando timori per la concorrenza a Zurigo.
Quale fu la motivazione dell’espulsione di Ochino?
Ufficialmente fu lo scritto Dialogi XXX. Lo si accusava di essersi pronunciato in maniera troppo poco critica nei confronti della poligamia. Tuttavia gli storici concordano sull’infondatezza di tale accusa, da essi considerata pretestuosa. Si voleva fare di lui un capro espiatorio per richiamare all’ordine i locarnesi.
Bullinger fu sentito dal Consiglio di Stato in merito alla questione, ma non prese le difese di Ochino. Perché?
È ipotizzabile che nel frattempo per lui Ochino fosse diventato anche troppo indisciplinato. A ciò si aggiungeva il già citato rifiuto verso gli immigrati ticinesi che andava diffondendosi a Zurigo. È vero che erano stati accolti nelle corporazioni dei mestieri, ma erano anche invidiati a causa del loro grande successo. Penso che Bullinger dovette cedere alle pressioni del Consiglio di Stato.
Dopo l’espulsione di Ochino la comunità italofona di Zurigo fu sciolta…
Ormai parlavano tedesco e si pensava che potessero celebrare senza problemi i culti in tedesco. Sullo sfondo c’era però anche lo scetticismo nei confronti del loro spirito “cospirativo”.
Ma che cosa avevano di cospirativo i locarnesi?
Alla comunità italofona si rivolgevano anche esuli per fede provenienti dall’Italia. Tra di essi vi erano numerosi umanisti che con il loro cristianesimo cosmopolita e critico non erano sulla stessa linea dei riformati zurighesi. Per esempio Fausto Sozzini, anche lui di Siena come Ochino, che successivamente fondò in Polonia la terza via della Riforma, il socinianesimo, che attraverso l’Olanda e l’America portò alla chiesa unitaria.
Forse Ochino era davvero una personalità difficile?
In Italia, in quanto predicatore apostolico istituito dal papa, era una sorta di popstar, che nelle cattedrali gremite dei centri culturali d’Italia predicava la libera fede. La gente era entusiasta. Dopo la sua fuga dall’inquisizione continuò a impegnarsi per una primavera della chiesa cattolica in Italia. Non più con mere prediche, ma con i suoi scritti. Forse con il tempo i riformati cominciarono semplicemente a stargli un po’ troppo stretti.
Già a Ginevra Ochino entrò in conflitto?
No. Nei primi tempi con i riformati Ochino teneva un profilo basso. Erano le circostanze politiche a farlo fuggire ripetutamente. A Ginevra fu il suo amico Sebastiano Castellione a entrare in conflitto e a dover lasciare precipitosamente la città poiché aveva litigato con il riformatore di Ginevra Giovanni Calvino.
Perché ha scritto questo libro? Che cosa la affascina in Ochino?
Ochino, con la sua ricca storia e la sua vigorosa spiritualità, è caduto nel dimenticatoio. Trovo che sia un peccato. Con il mio romanzo sull’“eretico di tutte le confessioni” voglio rispondere alla seguente domanda: che cosa lo rendeva così pericoloso agli occhi dei potenti della chiesa e dello Stato? Ho seguito le sue tracce per scoprire qual era la magia del suo spirito resistente. Con questo scritto vorrei erigere un monumento a Bernardino Ochino. (Da: reformiert.info; trad.: G. M. Schmitt)
Presentazione del romanzo di Ueli Greminger Ketzer aller Konfessionen. Die Odyssee des Bernardino Ochino (TVZ, 2024). Lettura di e colloquio con lo storico della chiesa Emidio Campi. Italiano e tedesco con traduzione. Musica di Markus Largiadèr.
Giovedì 12 dicembre alle 19, Chiesa evangelica di lingua italiana, Zwinglihaus, Aemtlerstrasse 23, Zurigo.