Un’edizione speciale per i 50 anni della giuria ecumenica al Festival
(ve/gc) Il Premio della giuria ecumenica della 76. edizione del Locarno Film Festival (2-12 agosto) è andato al film “Patagonia” (Italia 2023) di Simone Bozzelli. Nelle motivazioni della giuria - promossa dalle due associazioni internazionali, la protestante INTERFILM, e la cattolica SIGNIS - si legge: “Dov'è la linea sottile tra dipendenza e libertà? Tra amore e sottomissione? Tra empatia e responsabilità? ‘Patagonia’ è in bilico tra violenza e tenerezza, ossessività e scoperta di sé. Il film immerge gli spettatori in uno spazio ambiguo dove il cambiamento e la speranza sono possibili”.
“Patagonia” parla di un rapporto impari tra due uomini. L’insicuro e indifeso Yuri incontra il clown e artista Agostino a una festa di compleanno per bambini. Lo spirito libero di Agostino esercita un’attrazione affascinante su Yuri che fugge dalla sua vita quotidiana e dalle sue insicurezze. Sale sul camper e lascia che Agostino lo porti nel mondo degli artisti e saltimbanchi.
Il premio, messo a disposizione dalla Chiesa evangelica riformata in Svizzera e dalla Chiesa cattolica romana della Svizzera è di 10.000 franchi.
Una “Menzione Speciale” è invece andata al film romeno “Nu aștepta prea mult de la sfârșitul lumii” (Non aspettarti troppo dalla fine del mondo) di Radu Jude (Romania, Lussemburgo, Francia 2023).
La giuria ecumenica quest’anno era composta dalla vescova luterana Petra Bahr (presidente, Germania), dal pastore Micah Bucey (USA), dall’esperta di scienze religiose Marie-Therese Mäder (Svizzera) e dal teologo cattolico Joachim Valentin (Germania).
Esattamente 50 anni fa venne istituita al Festival del film di Locarno una giuria ecumenica promossa dalle chiese. Fu una prima a livello mondiale. Per l’occasione lo scorso 8 agosto al Palacinema di Locarno, alla presenza di un centinaio di invitati tra esponenti di chiese, artisti, produttori, registi, giornalisti, si è svolta una celebrazione durante la quale INTERFILM e SIGNIS hanno assegnato un premio onorario al regista ungherese István Szabó. (Leggi l'intervista al regista qui).
“Tutti sappiamo chi è Greta Garbo, Humphrey Bogart, e Meryl Streep, perché ci ricordiamo più dei volti degli attori e delle attrici che dei registi. Noi registi, senza di loro, capaci di mettere a nudo l’anima, non siamo niente”. Sono le parole che ha pronunciato il regista ungherese e Premio Oscar István Szabó (85), dopo essere stato insignito con il Premio onorario della giuria ecumenica del Festival di Locarno. Il grande regista inizialmente si era ripromesso di non intervenire, ma dopo gli interventi del direttore artistico del Festival, Giona A. Nazzaro, della pastora Rita Famos, presidente della Chiesa evangelica riformata Svizzera, e di Irene Glatz, co-presidente di INTERFILM, Szabó ha voluto rendere omaggio prima di tutto agli attori e alle attrici, che dal grande schermo sono capaci di trasmetterci emozioni vere.
Giona A. Nazzaro, in quell’occasione, ha ricordato l’importanza del lavoro svolto dalle Giurie ecumeniche, definendolo addirittura “vitale” per il Festival, perché ci obbliga a riflettere sui valori che ci uniscono. Rita Famos per parte sua, ha voluto ringraziare Marco Solari, presidente uscente del Festival, per il suo instancabile sostegno alla giuria ecumenica, ricordando che in 23 anni di attività ha sempre partecipato alle celebrazioni ecumeniche domenicali promosse in occasione del Festival dalla Comunità di lavoro delle chiese cristiane nel Ticino.