Il ruolo delle religioni, in Svizzera, nella lotta per la difesa dell'ambiente
La crescente coscienza ecologica delle comunità di fede è definita oggi “Greening of Religions”. Il fenomeno è stato indagato nell'ambito del progetto di ricerca del Fondo nazionale svizzero “Urban Green Religions”, promosso tra il 2018 e il 2021 dal Centro per la religione, l’economia e la politica dell’Università di Basilea. Il progetto ha posto l'accento su tre diversi interrogativi: 1) Le comunità di fede prendono pubblicamente posizione sulle questioni ambientali? 2) I progetti ambientali vengono concretamente realizzati? 3) I fedeli vengono incoraggiati ad abbracciare uno stile di vita più rispettoso dell’ambiente?
Per esaminare più da vicino questo “Greening” sono state condotte 68 interviste in Germania e in Svizzera. Di queste, 44 interviste sono state condotte con rappresentanti di comunità di fede o di organizzazioni ecclesiali - cattoliche, riformate, evangeliche luterane, evangeliche libere, altre comunità cristiane (cattolici cristiani, testimoni di Geova), musulmane, ebraiche, buddiste e indù. Sono state inoltre realizzate 24 interviste con persone impegnate nel settore della protezione dell'ambiente (impiegati comunali, ambientalisti, attivisti per il clima). Le interviste offrono una panoramica di ciò che accade in Germania e in Svizzera, in città di media grandezza sensibili ai temi ambientali, in relazione al cambiamento sostenibile.
Tutti gli intervistati hanno sottolineato che l’ambiente è un aspetto importante della loro religione. Alcuni hanno dichiarato di trasmettere attivamente questi valori ai fedeli, per esempio nell’insegnamento o nell’ambito delle funzioni religiose. Ci sono state inoltre indicazioni in merito all’impegno pubblico in materia di ambiente, per esempio con la partecipazione a manifestazioni (“Fridays for Future”), con prese di posizione nei media o mediante un lobbismo attivo (per esempio nel caso dell’iniziativa per imprese responsabili).
Attive in questo campo sono soprattutto organizzazioni cristiane, ma anche altre tradizioni religiose si impegnano. La VIOZ (Verband Islamischer Organisationen in Zürich - Associazione delle organizzazioni islamiche di Zurigo), per esempio, ha pubblicato un opuscolo dal titolo “Umweltschutz und Nachhaltigkeit im Islam” (“Tutela dell’ambiente e sostenibilità nell’islam”). Particolare menzione merita l’associazione “Oeku - Kirchen für die Umwelt” (“Oeku - Chiese per l’ambiente”, oeku.ch). Accanto all’impegno nella politica ambientale, Oeku offre materiale, corsi e consulenze ed è l’organismo di certificazione del sistema di management ambientale Grüner Güggel (Gallo Verde). Le comunità vengono accompagnate da auditor ambientali e vengono fissati obiettivi misurabili (p.es. risparmio energetico o riduzione dei rifiuti). Attualmente sono 31 le comunità in Svizzera che hanno ottenuto la certificazione Gallo Verde.
Nelle interviste sono stati menzionati altri progetti aventi per obiettivo la promozione della sostenibilità ecologica: dall’introduzione di sistemi per la raccolta differenziata dei rifiuti all’acquisto e al consumo di alimenti sostenibili, dall’impegno per la tutela della biodiversità fino a un uso delle attrezzature tecniche efficiente sotto il profilo energetico e a misure architettoniche (ottimizzazione del riscaldamento, dell’isolamento, dell’illuminazione) per rendere gli edifici più sostenibili.
Lo studio ha mostrato che le Chiese nazionali sono maggiormente impegnate in ambito ambientale. Ciò può avere diverse ragioni: esse riuniscono un numero maggiore di fedeli, si considerano chiese di popolo e riprendono perciò più facilmente temi - di cui la tutela dell’ambiente e il cambiamento climatico fanno indubbiamente parte - che concernono l’intera società, inoltre dispongono di risorse relativamente cospicue. Le comunità evangeliche libere, i musulmani, i buddisti, gli indù, o anche i testimoni di Geova - che hanno a disposizione risorse limitate -, ritengono il cambiamento sostenibile più o meno esplicitamente una questione di lusso o marginale.
Il rappresentante di una organizzazione musulmana si è espresso nel seguente modo: “La tutela dell’ambiente è un tema per benestanti. Ciò significa che quando sono state risolte le altre questioni, quando non si hanno difficoltà economiche, quando uno può dire: ‘Sì, domani avrò abbastanza da mangiare, domani potrò pagare la corrente elettrica della moschea, domani potrò pagare anche l’imam, non sarà un problema’, allora può anche dire: ‘Sì, adesso possiamo dedicarci anche a questo tema’. Ma quando si hanno sempre difficoltà finanziarie, com’è il caso del 99% delle moschee, […] non c’è il tempo di confrontarsi seriamente con questo tema”.
Il cambiamento sostenibile suscita quindi senz’altro l’interesse di molte comunità di fede, ma è possibile occuparsene attivamente soltanto se dopo aver assicurato le attività comunitarie di base (p.es. pagamento degli affitti) rimangono ancora risorse sufficienti. C’è inoltre una differente definizione delle priorità: per le comunità musulmane o ebraiche, per esempio, temi come l’integrazione o la discriminazione sono più importanti del cambiamento climatico.
Le comunità di fede presenti in Svizzera promuovono diverse attività incentrate sulla tutela ambientale e sul cambiamento climatico. Tali iniziative non sono ancora ampiamente diffuse e spesso sono marginali, ma è evidentemente in atto una svolta che sta facendo crescere la sensibilità ambientalista delle comunità. In base ai dati raccolti mediante le interviste, il crescente impegno delle comunità religiose è da collegare al cambiamento sociale e all’interesse per la sostenibilità ecologica e la protezione del clima che lo accompagna. L’onda verde emersa nelle ultime elezioni e il sorgere del movimento "Sciopero per il clima" hanno posto la questione del “cambiamento climatico” più in alto anche nella scala delle priorità delle comunità di fede. (da religion.ch; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)