Il presidente della Chiesa evangelica in Germania soddisfatto per la decisione
(ve/gc) “Un atto dovuto, atteso da tempo, perché ogni vita umana conta”: così il vescovo luterano Heinrich Bedford-Strohm, presidente della Chiesa evangelica in Germania (EKD), ha accolto la notizia della sospensione del blocco amministrativo cui era sottoposta la SeaWatch 4, ferma da 6 mesi nel porto di Palermo.
La nave di ricerca e soccorso, fortemente voluta dalle chiese tedesche e acquistata l’anno scorso grazie ad una raccolta fondi promossa dall’Alleanza United4Rescue, dopo la sua prima missione di salvataggio a settembre, durante la quale aveva tratto in salvo 353 naufraghi, era stata messa sotto sequestro. Il ricorso della ONG tedesca Sea-Watch contro questa decisione, avanzato presso il Tribunale amministrativo (TAR) di Palermo, è ora stato accolto.
Bedford-Strohm ha espresso sollievo per il rilascio della nave di salvataggio, sottolineando l’urgenza di salvare le persone in balia del mare: “Solo nelle prime settimane di quest'anno 185 persone sono già annegate nel Mediterraneo centrale - si legge nel comunicato stampa diffuso oggi -. L'Europa non può semplicemente stare a guardare. Ogni essere umano è creato a immagine di Dio. Ogni singola vita umana è preziosa. Ecco perché è così importante che almeno i soccorritori civili siano presenti in mare e possano salvare delle vite". Inoltre, Bedford-Strohm ribadisce che serve un “meccanismo di distribuzione europeo che permetta alle persone salvate di raggiungere i paesi disposti ad accoglierle e in cui presentare la loro domanda d’asilo”.
Per la ONG tedesca l’utilizzo dei fermi amministrativi da parte delle autorità italiane per bloccare le navi umanitarie è considerato come “illegittimo e inaccettabile”. “A testimonianza della necessità della nostra presenza in mare, in soli tre giorni, fra il 26 e il 28 febbraio, nella sua prima missione dopo sette mesi di blocco forzato, la SeaWatch 3 ha soccorso 363 persone e stabilizzato un’imbarcazione in pericolo con 90 naufraghi a bordo”, sottolinea la ONG nel suo comunicato stampa. “Alle nostre navi - aggiunge SeaWatch - è stato invece contestato di trasportare a bordo troppe persone, quando sono proprio l’inazione, l’assenza di mezzi e la colpevole omissione dei soccorsi da parte delle autorità italiane ed europee a determinare le circostanze in cui gli assetti umanitari sono lasciati soli a soccorrere numeri elevati di persone, che non possono certo essere abbandonate in mare perché troppe”.
Il TAR di Palermo ha sospeso il blocco della SeaWatch 4 accogliendo la richiesta di sospensione del fermo avanzata dalla ONG, in attesa che la Corte di Giustizia Europea si pronunci sul caso. A fine dicembre, il TAR di Palermo aveva rimesso al giudice europeo i ricorsi presentati da SeaWatch contro i fermi amministrativi che avevano colpito sia la SeaWatch 3 (di nuovo operativa in mare) che la SeaWatch 4, mettendo in discussione la legittimità di applicazione alle navi umanitarie della direttiva europea che regola il controllo dello Stato d’approdo.
A bordo della SeaWatch 4 c’era in occasione della prima missione effettuata a settembre la pastora e giornalista Costanze Broelemann, a capo della redazione grigionese di “reformiert.” La rubrica televisiva “Segni dei Tempi” della RSI l’aveva intervistata al suo rientro da Palermo.