L'influsso del'amore sulla teologia protestante. Uno sguardo alla vita di alcuni protagonisti
Nella Bibbia non sta scritto da nessuna parte che i servitori di Dio debbano vivere nella castità. Di conseguenza teologi protestanti di chiara fama non solo respinsero il dogma cattolico, ma si avventurarono in complesse relazioni amorose.
Il teologo protestante basilese Karl Barth visse per molti anni sotto lo stesso tetto con due donne: sua moglie, Nelly Hoffmann, e l'amata Charlotte von Kirschbaum. Nel frattempo è certo che le donne - e in particolare Charlotte von Kirschbaum - ebbero un influsso notevole sull'opera intellettuale di Barth. Charlotte imparò, nel giro di pochi anni, l'ebraico, il greco e il latino e acquisì le nozioni di base della teologia che le permisero di sostenere Barth nel suo lavoro.
In una lettera indirizzata a "Lollo" (così il teologo basilese chiamava affettuosamente Charlotte), Barth scrive: "Com'è possibile che si arrivi al punto da non poter più vivere senza l'affetto dell'altra persona? E come sei riuscita a diventare per me così indispensabile?".
Barth non si riferiva soltanto all'amore che Charlotte von Kirschbaum gli donava, ma al fatto che in qualche modo lei era diventata la sua musa. Nel 1947, Barth scrisse a un collega pastore neocastellano: "Senza di lei la mia opera non avrebbe l'ampiezza che ha raggiunto". E nell'introduzione alla sua "Dogmatica ecclesiale" comunica al pubblico che Charlotte von Kirschbaum ha investito, nella realizzazione di quell'opera, non meno di lui, la propria vita e le proprie energie.
Le relazioni amorose ebbero un ruolo importante anche nella vita di altri protagonisti della scena teologica protestante. La teologa evangelica tedesca Dorothee Sölle si sposò due volte. La prima volta con il pittore e docente di arti figurative Dietrich Sölle, dal quale tuttavia divorziò. La seconda volta con il monaco benedettino Fulbert Steffensky, il quale lasciò il convento, dopo 13 anni, aderì al protestantesimo e divenne suo marito.
A partire dagli anni 1970, Sölle e Steffensky diventarono una coppia straordinariamente feconda, dal punto di vista intellettuale, nel campo della produzione teologica evangelica. Quale ricchezza essi traessero dalla loro unione, emerge dall'introduzione a un libro scritto a quattro mani e pubblicato nel 1983, "Nicht nur Ja und Amen": "Una cosa è certa, noi che insieme abbiamo scritto questo libro, Fulbert e Dorothee, sposati, genitori di quattro figli, siamo cristiani e non scriviamo tenendoci a distanza dalla realtà, come se fossimo osservatori distaccati". In altre parole, l'amore che li univa li spingeva a radicare la loro riflessione teologica nel mezzo della vita quotidiana e degli avvenimenti del momento.
Un amore del tutto particolare fu quello che legò Dietrich Bonhoeffer a Maria von Wedemeyer, di diciotto anni più giovane di lui e che divenne sua fidanzata all'età di 19 anni. La loro relazione fu intensa, ma di breve durata e terminò con la morte di lui, assassinato nel campo di concentramento di Flossenbürg nella primavera del 1945.
Toccanti sono le lettere che i due si scrissero mentre Dietrich si trovava in carcere. Quei testi permettono di gettare uno sguardo sul mondo interiore di Bonhoeffer, un mondo che senza Maria von Wedemeyer non avrebbe probabilmente scandagliato e rivelato così apertamente.
Questo rapido sguardo alla storia mostra che quei protagonisti della scena teologica protestante non erano affatto persone disincarnate o impermeabili alla gioia. Al contrario, la loro riflessione teologica non scaturì da una severa ascesi, bensì anche dall'amore vissuto nel corpo. Essa fu, grazie a Dio, il prodotto spirituale di un amore terreno. (da Bref; trad. it. e adat. P. Tognina)