La proposta delle chiese svizzere
(ve/gc) Ogni anno, dal 1950, il 10 dicembre si celebra la Giornata mondiale dei diritti umani. Fu in quel giorno che nel 1948 venne proclamata la Dichiarazione universale dei diritti umani.
Per molti anni, fino al 2021, le tre chiese nazionali svizzere - cattolica romana, cattolica cristiana ed evangelica riformata - pubblicavano per l’occasione una dichiarazione congiunta. Tre anni fa le chiese nazionali hanno affidato l’incarico alla Comunità di lavoro delle chiese cristiane in Svizzera (CLCCS), al fine di ampliare la portata ecumenica del testo.
Pertanto, la CLCCS pubblica annualmente un testo di impulso per le chiese e le comunità. Al centro, per il 2024, c’è l’articolo 7 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 (il divieto di qualsiasi discriminazione). Il documento contiene idee per la riflessione personale e propone elementi liturgici (testi biblici, preghiere, inni) che possono essere utilizzati in un culto o in una riunione di preghiera o a un evento formativo. Di seguito la parte introduttiva dei testi elaborati dalla CLCCS.
La “dignità” rimanda alla trascendenza.
Dio, creatore del mondo, ha creato ogni essere umano a sua immagine.
La dignità è inerente a ogni essere umano. Non può essere acquisita, meritata o guadagnata. Ogni donna, ogni uomo, ogni bambino e ogni persona anziana possiede e conserva la propria dignità per tutta la vita.
Gli orrori della seconda guerra mondiale e le sue conseguenze hanno indotto gli Stati membri delle Nazioni Unite a proclamare nel 1948 la Dichiarazione universale dei diritti umani. Il preambolo afferma che la dichiarazione è proclamata come “ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni”. A tutt’oggi il nostro mondo è ancora molto lontano dal raggiungimento di tale obiettivo.
Le chiese e le loro opere umanitarie sono tra gli attori della società civile impegnati per il rispetto dei diritti umani, negli ambiti come le migrazioni; la protezione della vita; la libertà di religione e di coscienza; la pace e la giustizia.
In quanto aderenti al movimento ecumenico le chiese hanno potuto e possono imparare molto le une dalle altre, in particolare nella lotta per i diritti umani.
Agire
I diritti umani non dovrebbero essere soltanto oggetto di dichiarazioni in occasione di grandi manifestazioni. Anche se sulla carta i diritti umani possono sembrare ovvi, la loro attuazione non è mai assicurata in modo definitivo a causa della loro dimensione altamente politica.
Tutto ciò che ha a che fare con la dignità umana e la giustizia non può lasciare indifferenti le chiese. Vi sono confrontate nella predicazione e nella cura pastorale, come datrici di lavoro e attraverso le loro opere umanitarie, spesso attive all’interno di reti internazionali specializzate. (Trad.: G.M.Schmitt)
(I materiali completi elaborati dalla CLCCS possono essere scaricati in tedesco qui, e in francese qui.)
La CLCCS
Concepita come una piattaforma nazionale tesa - come si legge negli statuti - a testimoniare, sulla base delle Sacre Scritture, l’unità delle Chiese fondata in Gesù Cristo e servirne il compimento, la CLCCS è stata fondata il 21 giugno 1971 a Basilea da sei chiese: evangelica riformata, cattolica romana, cattolica cristiana, evangelica metodista, Esercito della Salvezza e Federazione delle comunità battiste della Svizzera tedesca. Da allora sono entrati a pieno titolo in questo organismo altri sette membri: le chiese evangelica luterana, serbo-ortodossa, siro-ortodossa, greco-ortodossa (Patriarcato di Costantinopoli), ortodossa romena, anglicana e neo-apostolica. Ad esse si aggiungono, con lo statuto di osservatrici senza diritto di voto, l’Associazione delle Chiese libere della Svizzera tedesca (VFG-Freikirchen), la Chiesa avventista del settimo giorno e l’Alleanza evangelica-Rete evangelica svizzera.