Quincy Jones ci ha lasciati lo scorso 3 novembre
A 91 anni l’uomo soprannominato “Q” lascia dietro di sé un retaggio artistico incommensurabile e un’impronta indelebile sull’industria musicale, cinematografica e culturale, ma anche una testimonianza di fede che ha caratterizzato la sua vita personale.
Nato nel 1933 a Chicago, Quincy Jones ha attraversato le epoche e i generi musicali con una disinvoltura sconcertante. Ha lavorato con i maggiori artisti del globo, da Aretha Franklin a Frank Sinatra passando per Michael Jackson, con il quale ha prodotto gli album Thriller, Off the Wall e Bad, divenuti autentiche icone della musica pop. Nel corso della sua carriera Quincy Jones ha vinto 28 Grammy Award, di cui uno alla carriera e ha ottenuto 80 nomination. Ha ricevuto altresì un Emmy Award, sette nomination agli Oscar e il Jean Hersholt Humanitarian Award dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. Nel 1990 Quincy è stato oggetto di un film della Warner Bros. dal titolo Listen Up: le molte vite di Quincy Jones.
Il suo genio non si limitava alla produzione musicale. Compositore di musica per film e serie televisive, Jones ha lasciato il segno nel cinema con colonne sonore come quella del Colore viola, diretto da Steven Spielberg.
Ma al di là dell’immenso talento e del successo planetario Quincy Jones era anche un uomo profondamente credente. Questa fede l’ha accompagnato lungo tutto il corso della sua vita, in particolare nei momenti più cupi dell’esistenza. Originario di un quartiere svantaggiato di Chicago, ha dovuto superare numerose prove sin dall’infanzia. Era stato suo padre, carpentiere, a crescerlo dopo che la madre, sofferente di turbe mentali, era andata via. Dopo il nuovo matrimonio del padre la famiglia ricostituita contava otto figli. Vivevano tutti insieme in un appartamento minuscolo. Le strade del loro quartiere sembravano una zona di guerra e Jones ricordava di essere stato testimone di sparatorie e accoltellamenti sul percorso verso la scuola. Difficoltà che avrebbero potuto spezzare il giovane Quincy, ma che al contrario hanno forgiato il suo carattere e alimentato la sua resilienza.
Quincy Jones ha parlato spesso dell’importanza della preghiera nella sua vita. Vedeva la musica come un mezzo per rendere grazie a Dio e diffondere un messaggio di unità, di pace e di speranza.
“La musica è una benedizione, un dono divino”, diceva spesso. Il talento era per lui una responsabilità spirituale, uno strumento per toccare le anime ed elevare i cuori. Credeva che la sua missione sulla terra fosse di utilizzare quel dono per ispirare gli altri e offrire loro un momento di grazia.
In diverse interviste Q non ha mai celato il fatto che la fede lo aveva sostenuto nei momenti di dubbio e di sofferenza. Sia dopo il doppio aneurisma cerebrale che nel 1974 avrebbe potuto costargli la vita, sia dopo la perdita di amici cari, la preghiera quotidiana e la fiducia in Dio lo hanno aiutato a superare le tempeste. “Ogni giorno è una benedizione”, affermava con convinzione.
Jones era altresì un uomo profondamente generoso. Per tutta la vita si è speso in opere di beneficenza, avvalendosi della sua notorietà per aiutare i più bisognosi. Cofondatore dell’organizzazione We Are the World, negli anni Ottanta del secolo scorso ha riunito le più grandi voci della musica per lottare contro la fame in Africa. Vedeva questo impegno umanitario come un modo di incarnare i valori di compassione, di fraternità e di amore per il prossimo predicati dal Vangelo.
Per Quincy Jones al centro di tutto c’era l’amore. L’amore per Dio, l’amore per la musica, l’amore per il prossimo, ma anche l’amore per l’umanità nella sua interezza. “Amatevi gli uni gli altri” era un credo che si sforzava di vivere nel quotidiano. Attraverso le sue opere ha cercato di costruire ponti tra le culture, le etnie e le religioni, fermamente convinto che la musica era una lingua universale in grado di trascendere le divisioni.
Quincy Jones lascia un vuoto immenso nel mondo della musica, ma anche nel cuore di coloro che sono stati toccati dalla sua umanità, dalla sua fede e dal suo incrollabile ottimismo. Il suo spirito continuerà a vivere attraverso le sue creazioni che, per molti, risuoneranno ancora per generazioni. (Da: regardsprotestants.com; trad.: G. M. Schmitt)