#PathToPeace, leader religiosi al Bürgenstock

Con qualche assente eccellente

14 giugno 2024  |  Gaëlle Courtens

Bürgenstock, ultimi preparativi prima della Conferenza sulla pace in Ucraina (foto: DFAE)

Tutti gli occhi del mondo sono puntati sul Bürgenstock, dove a 1.128 metri di altitudine e a 450 metri a picco sul Lago dei Quattro Cantoni la Svizzera organizza l’attesa Conferenza sulla pace in Ucraina, da tenersi il 15 e 16 giugno.

Invitati Vaticano e Patriarcato Ecumenico

Oltre a “160 delegazioni a livello di capi di Stato e di governo, tra cui membri del G7, del G20, numerosi altri paesi di tutti i continenti e dell’Unione europea, tre organizzazioni internazionali (ONU, OSCE e Consiglio d’Europa)”, la Confederazione ha anche invitato due rappresentanti religiosi: “Il Vaticano e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli”, fa sapere a Voce evangelica la portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri Elisa Raggi, senza tuttavia precisare quali esponenti religiosi si recheranno effettivamente anche al resort del Bürgenstock: “Finora circa 90 paesi hanno confermato la propria partecipazione, la maggior parte dei quali a livello di capi di Stato e di governo. Metà di essi appartiene al continente europeo e l’altra metà al resto del mondo. L’elenco definitivo degli Stati partecipanti sarà pubblicato verosimilmente entro venerdì sera”.
Se papa Francesco verosimilmente non si recherà alla Conferenza sulla pace in Ucraina (da capire ancora se manderà un messaggio ai partecipanti), dovrebbe essere presente un rappresentante vaticano. Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, per parte sua, parteciperà in persona alla conferenza accompagnato dal metropolita Emmanuel di Calcedonia (a capo della arcidiocesi con sede a Kadıköy in Turchia): è quanto ha confermato a Voce evangelica l’ufficio di comunicazione del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) con sede a Ginevra, che vede tra le sue circa 350 chiese membro non solo il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, ma anche la Chiesa ortodossa russa. Alla domanda se il segretario generale del CEC, pastore Jerry Pillay, o il moderatore del Comitato centrale del CEC, il pastore Heinrich Bedford-Strohm, avessero ricevuto un invito a partecipare come leader religiosi alla Conferenza di pace, la direttrice dell’ufficio di comunicazione Marianne Ejdersten ci ha risposto: “Al CEC non è pervenuto alcun invito”. Alla domanda se questo mancato invito potrebbe essere ricondotto al fatto che il CEC è un organismo che al suo interno ha come chiese membro le due parti in conflitto, o se si tratta piuttosto di una svista della diplomazia elvetica, non ha saputo rispondere.

Dimensione religiosa del conflitto

Che la dimensione religiosa della guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina non sia da sottovalutare, è noto. Ricordiamo il forte antagonismo tra Bartolomeo I e il Patriarca di Mosca Kirill. Lo scisma tra i due rami dell’ortodossia si è consumato al più tardi nel 2018, quando Bartolomeo I riconobbe come autocefala la Chiesa ortodossa d’Ucraina, staccatasi dall'antica Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Anzi, “Bartolomeo ha ripetutamente criticato aspramente il Patriarca russo Kirill per il suo sostegno alla guerra di aggressione russa contro l'Ucraina”, ha fatto notare a Voce evangelica il teologo Stefan Kube, direttore del Forum ecumenico “Religione e Società, nell’est e nell’ovest” con sede a Zurigo, profondo conoscitore della questione ortodossa russo-ucraina.
Ma avere una presenza religiosa sul Bürgenstock, è opportuno? Abbiamo girato la domanda a Kube, che così ha risposto: “Bartolomeo era stato personalmente invitato lo scorso 10 maggio nel corso di una conversazione telefonica dallo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Secondo Zelensky la partecipazione del Patriarca ecumenico avrebbe un significato altamente simbolico per l’Ucraina. Sulla piattaforma social X aveva scritto: ‘Apprezziamo l'importante contributo del Patriarcato ecumenico nel ristabilire una pace giusta nel nostro paese’. Inoltre, in occasione della Pasqua, Bartolomeo ha anche chiesto di sostenere l'iniziativa di uno scambio globale di prigionieri tra Ucraina e Russia. In passato, anche il Vaticano si era ripetutamente adoperato per lo scambio di prigionieri tra Ucraina e Russia e per il ritorno in Russia dei bambini ucraini rapiti. Le chiese e le comunità religiose - sottolinea Kube - possono quindi svolgere un ruolo importante in questi sforzi umanitari”.

I non invitati partecipano “da remoto”

Intanto, il Comitato esecutivo del CEC riunito nei giorni scorsi a Bogotà (Colombia) ha chiesto la fine dell’invasione russa e dell’occupazione di territori ucraini, e il ristabilimento della pace nella regione, mentre ai governi di Russia e Ucraina ha chiesto di “rispettare il fondamentale diritto morale e umano di rifiutare il servizio militare per obiezione di coscienza, anche in tempo di guerra". In particolare, il Comitato esecutivo ha accolto con favore gli sforzi del segretario generale Jerry Pillay nell’affrontare questa crisi attraverso il dialogo, e lo ha esortato a raddoppiare gli sforzi e ad adottare tutte le misure necessarie per organizzare un dialogo all'interno del movimento ecumenico.
Sul fronte elvetico la Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS) e i vescovi svizzeri hanno lanciato congiuntamente una preghiera in occasione della Conferenza sulla pace in Ucraina al Bürgenstock. Il 15 giugno alle ore 12.12 presso la cappella San Pietro a Lucerna il vescovo Felix Gmür (presidente della Conferenza episcopale svizzera) e il pastore Martin Hirzel (responsabile per le relazioni esterne della CERiS) esprimeranno attraverso questa preghiera comune la speranza che la riconciliazione e una pace giusta siano possibili. (La preghiera è scaricabile in francese qui, e in tedesco qui).

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