India. Modi, vittoria risicata … e ora?

L'attesa riconferma al partito conservatore induista non c'è stata

24 giugno 2024

(Foto: Annie Spratt/unsplash)

(The Conversation) Il 5 giugno 2024 Narendra Modi, per due volte primo ministro dell’India, è stato eletto a capo dell’Alleanza democratica nazionale, una coalizione di partiti politici che con un’esigua maggioranza ha vinto le elezioni parlamentari recentemente conclusesi. Il 9 giugno Modi ha prestato giuramento per il suo terzo mandato come primo ministro.

Il suo partito conservatore induista, il BJP (Bharatiya Janata Party), aveva sperato in una vittoria schiacciante alle elezioni generali del paese della durata di sei settimane - di gran lunga la maggiore espressione di democrazia in un anno di votazioni in tutto il mondo. Ma nel conteggio finale il partito al Parlamento ha ottenuto appena 240 seggi e ha bisogno di partner di coalizione per raggiungere la maggioranza di 272 seggi.

The Conversation U.S. ha parlato con Sumit Ganguly, professore emerito di scienze politiche e detentore della cattedra Tagore di Culture e civiltà dell’India all’Indiana University (USA), per comprendere meglio i risultati elettorali e il loro significato per la democrazia dell’India.

Il BJP aveva parlato di una vittoria schiacciante, ma non ha ottenuto la maggioranza. Come spiega questi risultati?
Parte della risposta risiede nel mancato riconoscimento da parte del governo Modi che per quanto i benefici economici siano stati notevoli, la loro distribuzione è stata disomogenea. L’India ha assistito a una crescita delle diseguaglianze e a una persistente disoccupazione tanto nelle aree rurali quanto in quelle urbane. La percentuale di disoccupati tra i 20 e i 24 anni è del 44,49%. Ma si tratta del dato nazionale complessivo, il quale non dice che in certe regioni la situazione potrebbe essere ben peggiore.
L’altra spiegazione è che lo sfruttamento da parte di Modi delle storiche tensioni tra indù e musulmani sembra aver fatto il suo corso naturale. Puoi battere sul tasto della religione - e Modi lo ha fatto con la retorica arrivando a chiamare i musulmani “infiltrati” - ma poi subentrano le questioni quotidiane del lavoro, della casa e di altre necessità e sono queste le cose che stanno in cima alle preoccupazioni della gente.
Nella mia analisi il BJP ha fatto un errore di valutazione. Non si è reso conto che in un paese in cui soltanto l’11,3% dei bambini riceve una alimentazione adeguata l’orgoglio indù non si può mangiare - alla fine ciò che conta è il prezzo delle patate e di altri beni essenziali.

Parliamo dell’Uttar Pradesh, lo Stato dell’India settentrionale con 80 seggi parlamentari. Esso svolge un ruolo cruciale in tutte le elezioni nazionali e Modi e la sua alleanza hanno perso lo Stato. Che cos’è successo?
È un ulteriore esempio dello stesso errore di valutazione da parte del BJP a cui assistiamo livello nazionale. Il primo ministro dello Stato, Yogi Adityanath, si vedeva come un incendiario leader nazionalista indù e probabile successore di Modi.
Ma anche lui ha commesso l’errore di non tener conto dell’effetto delle sue politiche tra i segmenti più poveri della popolazione dello Stato, principalmente musulmani e appartenenti all’ultimo gradino della gerarchia indiana delle caste. Ha perseguito grandiosi progetti infrastrutturali come nuove autostrade e aeroporti, presumibilmente attrattivi per la classe media - ma non per i poveri. Inoltre, anni a capo di un governo statale che ha usato le forze di polizia per sopprimere il dissenso, spesso quello dei poveri e degli emarginati, si sono ripercossi sul sostegno a Adityanath.

Che cosa spiega la breccia del BJP nello Stato meridionale del Kerala, dove per la prima volta nella storia ha conquistato un seggio parlamentare?
Le conquiste nel sud destano perplessità e serviranno più dati sulle tendenze di voto per una analisi più accurata. Storicamente il BJP non è stato in grado di far breccia negli Stati meridionali per una serie di motivi. Tra questi il subnazionalismo linguistico dovuto all’ostilità nei confronti dell’hindi. L’altro problema nel sud è che la pratica dell’induismo è alquanto diversa, includendo festival e altre tradizioni regionali. La visione dell’induismo del BJP si basa sulla “grande tradizione” del nord dell’India, che crede nella trinità di Brahma, Vishnu e Shiva, rispettivamente come dèi creatore, conservatore e distruttore. Gli Stati meridionali sono anche motori di crescita economica e finiscono per sovvenzionare gli Stati più poveri del nord. Di conseguenza c’è risentimento nei confronti del BJP, che ha da tempo la sua base politica nell’India settentrionale.

A luglio del 2023 ventisei partiti di opposizione hanno formato una coalizione chiamata INDIA – l’Indian National Developmental and Inclusive Alliance, Alleanza nazionale indiana per lo sviluppo e l’inclusione - per sfidare il BJP alle elezioni. Hanno avuto un’equa opportunità?
No, le opportunità erano ben lungi dall’essere uguali per tutti. I mass media sono stati per la maggior parte cooptati dal BJP al governo per promuovere la sua agenda. A parte uno o due quotidiani regionali, tutte le testate nazionali evitano scrupolosamente qualsivoglia critica nei confronti del BJP e i principali canali televisivi agiscono in massima parte da sostenitori delle politiche del governo. Alcune agenzie di intelligence sarebbero state usate per propositi palesemente partigiani contro i partiti di opposizione. Leader politici sono stati incarcerati sulla base di accuse che potrebbero rivelarsi quantomeno dubbie. Arvind Kejriwal, per esempio, il popolarissimo ministro capo di New Delhi, è stato accusato di presunte irregolarità nella concessione di licenze per gli alcolici e incarcerato appena pochi giorni dopo l’annuncio delle date delle elezioni.

Nonostante le perdite elettorali Modi sarà primo ministro per un terzo mandato. Considerato che alle elezioni del 1984 il BJP ottenne soltanto due seggi, quali sono i fattori che hanno determinato l’ascesa del partito?
Il BJP ha creato una solida base organizzativa in tutto il paese, a differenza dell’Indian National Congress, il Congresso nazionale indiano, principale partito di opposizione. Il Congresso nazionale indiano ha fatto ben poco per rivitalizzare le proprie basi politiche, erosesi negli anni Settanta del secolo scorso quando il primo ministro Indira Gandhi impose lo stato d’emergenza e al potere andò poi per la prima volta un governo non del Congresso. Il BJP ha anche fatto appello ai sentimenti della maggioranza indù della popolazione mediante slogan che dipingono la principale minoranza dell’India, i musulmani, come la fonte di una miriade di problemi sociali. Negli ultimi anni i crimini d’odio contro i musulmani e altre minoranze hanno registrato un aumento in tutta l’India. Infine, il BJP ha anche beneficiato delle riforme economiche avviate dal precedente governo del Congresso dagli anni Novanta, tra cui un’imposta nazionale su beni e servizi e la privatizzazione della compagnia aerea statale in perdita Air India, contribuendo in tal modo alla sostanziale crescita economica dell’India.

Nel dicembre del 1992 i nazionalisti indù hanno distrutto la moschea di Babri, risalente al sedicesimo secolo. Che importanza ha avuto quell’evento per l’ascesa al potere del BJP? E come dovremmo interpretare la perdita da parte del BJP del suo seggio ad Ayodhya?
La distruzione della moschea di Babri ha certamente galvanizzato un segmento importante dell’elettorato indù e ha determinato un aumento del sostegno al BJP. Nel 1999 - appena sette anni dopo l’evento - il BJP è andato al potere per la prima volta in un governo di coalizione in cui aveva 182 dei 543 seggi del Parlamento indiano. Due elezioni nazionali dopo, nel 2014, Modi ha assunto l’incarico di primo ministro con una netta maggioranza di 282 seggi.
A gennaio del 2024, appena pochi mesi prima delle elezioni, Modi ha inaugurato un tempio di nuova costruzione ad Ayodhya, sul sito della moschea di Babri. È stato un evento accuratamente orchestrato con un occhio alle votazioni. Tuttavia, il BJP ha perso il suo seggio ad Ayodhya. È possibile che tutta la fanfara intorno al nuovo tempio abbia affascinato la gente al di fuori di Ayodhya - ma non i residenti della città, ancora alle prese con la cattiva gestione dei rifiuti e altri problemi.

Che cosa attende ora Modi? E che cosa ci dicono i risultati sulla democrazia indiana?
Credo che Modi, un politico astuto, imparerà da questa battuta d’arresto e adeguerà le sue tattiche alle nuove realtà. I risultati potrebbero anche rivelarsi un utile correttivo - l’elettorato indiano ha ancora una volta dimostrato di poter tollerare alcune cose ma non altre.
In passato gli elettori indiani hanno dimostrato che quando vedono la democrazia minacciata tendono a punire i leader con tendenze autocratiche. Lo abbiamo visto quando l’ex primo ministro Indira Gandhi ha subito una schiacciante sconfitta alle elezioni del 1977. Quelle elezioni facevano seguito allo stato di emergenza imposto al paese dalla Gandhi, che in tal modo aveva sospeso tutte le libertà civili. A quel tempo furono i poveri dell’India a farle perdere il potere con il loro voto. Questa volta potrebbe essere necessario attendere ulteriori dati elettorali concernenti il voto delle singole caste e dei diversi gruppi di reddito.

(Questo articolo pubblicato da The Conversation è stato rilanciato dall’agenzia stampa statunitense Religion News Service; trad.: G. M. Schmitt)

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