Analisi sugli abusi? I riformati svizzeri dicono sì, ma…

Il Sinodo riunito a Neuchâtel ha partorito un topolino

12 giugno 2024  |  Vanessa Buff

Assemblea sinodale della CERiS a Neuchâtel per la sessione estiva 2024 (foto: EKS)

Uno studio riformato sugli abusi che avrebbe preso in considerazione casi in tutta la Svizzera, e non solo nelle chiese riformate, è stato per il momento accantonato. Il compito spetta adesso alle chiese cantonali.

(ref.ch) Da quando, l’autunno scorso, uno studio ha reso pubblici oltre 1.000 casi di abusi nella Chiesa cattolica svizzera, il tema è diventato virulento anche per i riformati elvetici. Come affrontare gli abusi nei propri ranghi? Di quali strumenti è possibile avvalersi per risalire a dati affidabili? E quali conclusioni si possono trarre ai fini della prevenzione? Il desiderio di avere al più presto le risposte a queste domande è comprensibile.

Tuttavia, la proposta che il Consiglio della Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS) ha presentato al Sinodo (riunito a Neuchâtel dal 9 all’11 giugno), ha convinto troppo poco. Prevedeva di interrogare circa 20.000 persone sulle loro esperienze in materia di abusi, persone scelte a caso in tutta la Svizzera, a prescindere dall’ambiente in cui la violazione ha avuto luogo. Non è stato possibile chiarire - fino alla vigilia del voto della sessione estiva del Sinodo CERiS - se in questo modo sarebbe stato davvero possibile individuare le peculiarità e le dinamiche protestanti in materia di abusi. Anche la proposta di un tavolo consultivo composto delle parti coinvolte, in cui rappresentanti della chiesa e vittime avrebbero dovuto in qualche modo cooperare, è sembrata immatura.

E poi, c’era la questione del finanziamento: alcuni sinodali hanno giustamente fatto notare che uno studio nazionale dovrebbe essere avviato e finanziato dalla Confederazione. Quello degli abusi è un problema che riguarda la società nel suo complesso e come tale andrebbe affrontato. Sarà interessante osservare se quei consiglieri nazionali e di Stato, che prima del voto sinodale avevano promosso la proposta del Consiglio CERiS, adesso si attiveranno nelle rispettive commissioni parlamentari per portare avanti il tema.

Ampio sostegno
Invece di accettare la proposta del Consiglio, il Sinodo della CERiS ha deciso di costituire un “gruppo di lavoro” ad hoc incaricato di valutare la necessità di uno studio, come questo potrebbe essere strutturato e quali ulteriori misure a tutela dell’integrità personale vadano eventualmente adottate. Si tratta, ammettiamolo, di un piccolo passo. Resta quindi da vedere, fino a nuovo avviso, se, come e fino a quando si procederà all’elaborazione degli abusi nella chiesa riformata. Un’incertezza, questa, difficile da sopportare.

Allo stesso tempo, però, l’approccio scelto offre l’opportunità di coinvolgere sin da subito anche le vittime. Le persone violate hanno la possibilità di organizzarsi e di fare richieste concrete alle chiese. Inoltre, il processo beneficerà così di un più ampio sostegno. Le chiese cantonali hanno l’obbligo di impegnarsi nel “gruppo di lavoro” e vigilare affinché la questione non venga insabbiata. Ciò vale in particolar modo per quelle che hanno formulato la controproposta.

Affrontare le questioni fondamentali
Non è facile dire quali conclusioni la CERiS, in quanto istituzione, debba trarre da quanto accaduto fin qui. Perché da un lato, secondo la Costituzione della CERiS, il Consiglio ha il diritto e il dovere di presentare proposte al Sinodo – in modo analogo a ciò che fa il Consiglio federale con il Parlamento. Dall’altro lato proprio questo ha suscitato forti critiche nel Sinodo, che avrebbe auspicato una procedura più partecipativa.

Ciò fa sorgere il sospetto che nemmeno a tre anni e mezzo dalla sua fondazione sia ancora chiaro che tipo di rapporto intercorra tra la CERiS e le chiese membro. Deve semplicemente eseguire gli incarichi che riceve dalle Chiese cantonali? O deve piuttosto essere un attore autonomo che può anche assumere il controllo? E in questo caso quale sarebbe la procedura? I responsabili farebbero bene a dibattere a fondo tali questioni. (Da: ref.ch; trad.: G. M. Schmitt)

(L'autice di questa riflessione è la caporedattrice delle "Reformierte Medien" con sede a Zurigo)

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