Rita Famos in attesa dei risultati dell’indagine sulle chiese tedesche
(ve/gc) Mancano poche ore alla pubblicazione del rapporto della Chiesa evangelica in Germania (EKD) sui casi di abuso, annunciata per il 25 gennaio. L’atteso rapporto si inserisce in un momento poco felice per la EKD: a novembre l’allora presidente dell'EKD, la pastora Annette Kurschus, si era dimessa perché sospettata di aver coperto degli abusi commessi da un collega negli anni ’90. Pur rigettando tutte le accuse, la decisione di Kurschus ha messo in evidenza le difficoltà di trattare anche mediaticamente il tema. A maggior ragione - tra i ranghi dell’EKD - la tensione è alta. Una tensione che si sta riversando anche sulle chiese riformate svizzere? Dopo le rivelazioni sulla Chiesa cattolica svizzera, e con la prossima pubblicazione dei risultati di un'indagine sulla EKD, la Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CeriS) ha istituito una task force ad hoc composta da rappresentanti delle varie chiese cantonali. Sul tavolo la discussione sull'opportunità di avviare un'indagine simile a livello nazionale, l’elaborazione di linee guida volte ad un'efficace comunicazione con i media e un rafforzamento delle procedure di denuncia all'interno delle stesse chiese cantonali.
L’agenzia svizzero-romanda protestinfo ha sentito a questo proposito la presidente CERiS, la pastora Rita Famos. Riproponiamo qui alcuni stralci dell’intervista.
Pastora Famos, la CERiS sta già indagando su potenziali abusi all'interno della sua organizzazione?
No, la CERiS non sta indagando. Stiamo verificando la possibilità e la fattibilità di creare, all'interno della nostra organizzazione federalista, un solido strumento per la raccolta dati sugli abusi a livello nazionale.
Non sarebbe una buona idea affidare l'indagine a ricercatori professionisti esterni?
Sì. Di norma questi studi vengono affidati a realtà esterne, e questa sarebbe la soluzione migliore per la nostra Chiesa. Non solo perché nel mondo riformato non è facile accedere agli archivi, che non sono centralizzati, ma anche per garantire l'indipendenza dello studio.
Qual è lo scopo della vostra task force istituita lo scorso 12 gennaio?
La CERiS ha voluto informare le sue chiese membro su come è stata strutturata l’indagine sugli abusi nella EKD e sottolinearne le differenze con altri studi. Per poter fare un confronto e trarre conclusioni per noi e per le nostre chiese membro, è importante essere consapevoli delle differenze tra i diversi approcci dello studio dell'EKD, dello studio pilota dell'Università di Zurigo per la Chiesa cattolica romana in Svizzera, dello studio della Chiesa cattolica francese condotto da una commissione indipendente, o dello studio della Federazione protestante francese (FPF), intitolato "Violenza sessuale e spirituale nel protestantesimo". È in questo contesto che discuteremo di questioni specifiche e concorderemo i prossimi passi da compiere.
Siete già a conoscenza dei risultati dell'indagine tedesca?
No, non li conosciamo ancora. Conosciamo solo il progetto e la struttura dello studio EKD sugli abusi. Si tratta di sei sottoprogetti tematici che mirano a un'analisi completa delle strutture protestanti e delle condizioni sistemiche che favoriscono la violenza sessuale e l'abuso di potere. I sottoprogetti si concentrano in particolare sui seguenti aspetti: cioè sulle specificità protestanti che possono favorire gli abusi e sui fattori organizzativi e sistemici che li favoriscono, o li prevengono.
Secondo lei, si possono paragonare le situazioni presenti in ambito tedesco e svizzero?
Non sappiamo ancora in che misura i risultati dello studio dell'EKD sugli abusi possano essere confrontati con la situazione in Svizzera. Saremo in grado di commentare questo aspetto solo dopo aver visto lo studio nel dettaglio. Una differenza importante è certamente rappresentata dalle grandi opere diaconali della EKD. Parliamo di circa 30.000 istituzioni nei settori dell'assistenza sociale, della sanità, dell'assistenza ai giovani e dell'istruzione. Non ci sono istituzioni paragonabili nelle chiese riformate svizzere.
In un'intervista rilasciata alla SRF a dicembre, lei ha affermato che il 15% delle chiese riformate in Svizzera non dispone ancora di un sistema per combattere le molestie e gli abusi sessuali. Può confermare?
Delle 25 chiese membro, 19 hanno attualmente un “concetto di protezione”. Le altre sei sono in procinto di adottarne uno. La CERiS si aspetta che tutte le chiese membro abbiano un concetto di protezione entro la fine del 2024. Siccome tutte le chiese di grandi e medie dimensioni in Svizzera hanno già istituito un sistema di questo tipo, circa il 95% della popolazione riformata in Svizzera si trova attualmente in chiese in cui sono in vigore concetti di protezione.