Aiuto ai profughi in fuga dall'Ucraina

Il lavoro dell'ente umanitario dei riformati svizzeri HEKS

13 marzo 2022  |  Paolo Tognina

Profughi ucraini (Foto: Hajdù Andras/HEKS)

Giornalista che lavora per l'ente umanitario delle chiese riformate in Svizzera HEKS, Joelle Herren ha effettuato un viaggio in Moldavia e Romania, nella regione al confine con l'Ucraina, per documentare il lavoro svolto a favore dei profughi. L'abbiamo raggiunta al telefono a Sirek, nel nordest della Romania.

Joelle, quali sono le tue prime impressioni di fronte all'esodo di profughi dall'Ucraina?

È difficile esprimere ciò che provo. Quando si arriva alla frontiera e si vedono tutte queste persone, con le loro valigie, che attraversano a piedi il confine... beh, è impressionante. Tutta la loro vita è racchiusa in quei pochi bagagli. Inoltre, la maggior parte dei profughi sono donne sole, e questo significa che hanno lasciato indietro degli uomini che devono combattere. Ho cercato di parlare con molte persone. Alcuni non vogliono dire niente, non trovano le parole, sono sfiniti. Altri esprimono la loro angoscia. Molti sono grati per essere riusciti a raggiungere un posto sicuro, dove non cadono le bombe. Questi due sentimenti convivono in loro - la gratitudine e la profonda tristezza. E questo mi colpisce molto, sì.

Joelle, hai potuto parlare con alcuni profughi? Che cosa ti hanno detto?

Sì, ho avuto modo di parlare con molte persone. Sono stata ad esempio nella zona dove ci sono delle tende riscaldate, molto gradite dalla gente che ha patito il freddo durante il viaggio. Lì ho incontrato una donna, di 36 anni, con un figlio di sette mesi, fuggita da Kiev. Mi ha detto di avere alle spalle un viaggio difficile, con una valigia pesante, il passeggino e poche persone disposte ad aiutarla. Era stremata, ha dormito 12 ore nella tenda.

Che cosa ha potuto portare con sé, quella donna che ha fatto il viaggio da sola, con il suo bambino?

Chi ha potuto fuggire in auto è stato in grado di portare parecchie cose con sé. Lei invece ha viaggiato con un pullman, con il figlio piccolo. Ha portato una valigia piena di vestiti per il bambino, e per sé non ha portato quasi nulla. Mi ha detto di non avere vestiti di ricambio per sé, se non un paio di jeans.

Hai incontrato anche altre persone? Hai visto altre situazioni?

Ho incontrato ad esempio un uomo, con una gamba sola, su di una sedia a rotelle. Era sua moglie a spingerlo. In un altro centro ho visto che accolgono persone sorde. Arrivano insomma persone con diverse vulnerabilità che hanno bisogno di attenzioni particolari. Ho anche visto un centro dove accolgono e curano gli animali. Può sembrare strano, ma molti non hanno voluto lasciare indietro i propri animali e dunque ci sono cani e gatti. E qualcuno si è portato anche la tartaruga. Anche loro hanno bisogno di mangiare.

Un incontro alla frontiera (Foto: Hajdù Andras/HEKS)

L'ente umanitario delle chiese evangeliche riformate in Svizzera HEKS ha relazioni di lunga data con le chiese riformate in Ucraina e nei paesi europei limitrofi, in Ungheria, in Slovacchia e in Romania. In Romania, HEKS lavora con le sue organizzazioni partner in tre valichi di frontiera a Sirek, Halmeu e Sighetu e nella città di Iași. Un centro di accoglienza con una capacità di 400 persone è stato allestito in un edificio amministrativo della città e ai profughi HEKS offre pasti caldi e mette a disposizione docce, lavatrici e asciugatrici.

Che cosa dicono i profughi a proposito della loro situazione, che domande si pongono?

Molti sono partiti a causa dei bombardamenti. Hanno resistito qualche giorno, poi, vedendo che i combattimenti proseguivano, hanno deciso di partire. Alcuni si sono rifugiati dapprima da parenti, in provincia, o in campagna. Ma anche lì la situazione è precaria, e dunque hanno deciso di lasciare il paese. Si chiedono che cosa sarà di loro nei prossimi giorni, nelle prossime settimane e mesi e anni. Si chiedono se potranno mai ritornare in Ucraina. Queste sono le domande che si pongono.

Che tipo di aiuto viene offerto ai profughi dall'Ucraina al loro arrivo in Romania?

Sul confine con l'Ucraina collaboriamo con un'organizzazione locale. Abbiamo allestito un centro di consulenza per le persone in transito. Mettiamo ad esempio a disposizione dei traduttori - dall'ucraino al rumeno, o dal russo al rumeno - per aiutare i profughi a capire come proseguire il viaggio. Inoltre ci occupiamo dei minori non accompagnati. È importante accogliere e curare quei bambini e ragazzi e aiutarli a raggiungere i parenti o i conoscenti che si trovano da qualche parte in Europa. Ho incontrato un ragazzo che voleva andare in Italia, e un altro che era in attesa del padre - lavoratore in Germania - che doveva venire a prenderlo.

Joelle Herren (Foto: Facebook)
Dunque alcuni proseguono quasi subito il loro viaggio, altri hanno bisogno di fare una pausa, riprendersi e soprattutto capire cosa fare e dove andare...

Sì, sono stata anche in un'altra città, a Iasi, anche quella posta sul confine, vicino alla Moldavia. All'inizio della guerra arrivavano 4-500 persone al giorno. Adesso sono già 3-4000 al giorno. Le persone che hanno dei parenti o dei conoscenti in Europa occidentale proseguono quasi subito perché sanno dove vogliono arrivare. Ma c'è anche chi non ha nessuna idea dove andare, perché non conosce nessuno. Quelle persone si fermano a Iasi e hanno bisogno di essere aiutate a stabilire un piano. La HEKS ha allestito un piccolo campo che accoglie e aiuta queste persone. In città abbiamo dei partner che hanno messo a disposizione degli appartamenti dove alloggiare temporaneamente quei profughi. Addirittura, il direttore di un'organizzazione locale è andato a vivere dai suoceri per poter mettere il proprio appartamento a disposizione dei profughi.

Come reagisce la popolazione locale all'arrivo di questo grande flusso di persone?

La gente in Romania è molto impegnata nell'aiutare i profughi. Ci sono ad esempio tanti giovani, volontari, che si sono organizzati in turni di sei ore. Altri - e questa è una storia un po' meno edificante - mettono in guardia i profughi dai falsi taxisti che chiedono cifre spropositate per dare un passaggio alle persone. Già, perché succede purtroppo anche questo, in un paese che conosce molta corruzione.

Dove intendono andare i profughi che scappano dall'Ucraina in guerra?

La gente vuole andare in Turchia, in Germania, in Polonia. Qualcuno vuole andare in Spagna, anzi, ho sentito parecchia gente che vuole andare in Spagna. In Svizzera no, non ho sentito nessuno, in questi giorni, che abbia detto spontaneamente di volere andare in Svizzera.

HEKS si sta comunque preparando anche in Svizzera per aiutare le persone provenienti dall'Ucraina. L'ente di aiuto delle chiese evangeliche riformate si occuperà, in una prima fase, di collocare i rifugiati presso famiglie ospitanti nella Svizzera orientale e a Basilea.

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