Come resistere di fronte alla diffusione del coronavirus e ritrovare la calma
Pastora riformata della parrocchia sangallese di Straubenzell, Kathrin Bolt ha conosciuto da vicino la realtà della quarantena. Recentemente la figlia di otto anni si è ammalata di coronavirus. La quarantena alla quale la famiglia si è sottoposta a titolo precauzionale - nonostante la vaccinazione -, è stata interpretata dalla teologa anche come un’opportunità. Ha dovuto annullare la lezione di danza, l’ora di musica e la riunione degli scout e si è resa conto di quanto intenso fosse il programma dei suoi figli. “Abbiamo avuto il tempo per non fare nulla”.
Kathrin Bolt non fa tuttavia mistero del fatto che una quarantena può essere opprimente. Lei stessa, ammette, è più stanca, più impaziente e più fragile rispetto all’inizio della pandemia, quasi due anni fa.
“Dipende da noi come gestire la situazione”, sottolinea Bolt. La pastora consiglia di andare spesso all’aria aperta e mangiare per esempio fuori a mezzogiorno. “Non nascondetevi sempre dietro porte chiuse, ma cercate la luce”. È inoltre importante dormire abbastanza a lungo in modo da avere sufficiente energia per il quotidiano. L’esercizio fisico - per esempio fare jogging o ballare -, può aiutare a ridurre la collera e liberarsene fisicamente.
Lei stessa sostiene gli incontri con buone amiche. Inoltre cerca di prendersi tempo per la preghiera e in essa scaricare frustrazione e preoccupazioni. La aiuta anche conservare il senso dell’umorismo, senza ridicolizzare una situazione.
Bolt ha osservato cambiamenti dall’inizio della crisi del coronavirus. A marzo 2020 la comunità faceva prendere aria agli innari ogni due giorni in vista del prossimo utilizzo e lei stessa non osava quasi più recarsi al supermercato. “Percepivo una grande ansia collettiva, ma anche tanta solidarietà”. Questa va adesso di nuovo rafforzata, perché ha perso vigore.
"La solitudine delle persone è aumentata", afferma Bolt. "Durante la pandemia si tende a concentrarsi su se stessi", aggiunge. Ma la sua fede la spinge a credere che oltre all’individuo sia importante l’insieme più grande della comunità. Proprio adesso è molto richiesta come assistente spirituale, racconta. “All’inizio della pandemia abbiamo chiamato molti membri che ci hanno informati sulla loro situazione. Eravamo molto creativi come comunità. Dovremmo di nuovo puntare di più su questo aspetto”.
La pastora ricorda che non bisogna mai perdere la fiducia. “Dobbiamo coltivare la speranza”, dice. Non bisogna restare bloccati nella situazione. “Non sarà per sempre così, anche se non sappiamo dove porterà la strada”.
Kathrin Bolt lavora come pastora riformata per la parrocchia evangelica riformata di Straubenzell nel cantone San Gallo. Insieme con Regula Hermann e Uwe Habenicht forma il trio di pastori della comunità. Bolt vive a San Gallo con il compagno e due figlie. (ref.ch; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)