Il 9 aprile ricorrono i 75 anni della morte del teologo luterano, impiccato per volere di Hitler
(ve/gc) “Bonhoeffer non sedeva soltanto alla sua scrivania, ma viveva concretamente la sua fede”. Con queste parole la teologa Christiane Tietz dell’Università di Zurigo descrive a reformiert.info il pastore luterano, ucciso 75 anni fa per ordine diretto di Adolf Hitler. “Questa sovrapposizione tra vita e pensiero, teologia e biografia continua ad affascinare ancora oggi”, prosegue Tietz, già presidente della Società internazionale Bonhoeffer.
Il suo chiodo fisso era quello della responsabilità del cristiano, un concetto senza tempo e di grande importanza proprio oggi, mentre viviamo in tempi di nazionalismi e razzismi”, sottolinea Tietz.
Il pastore luterano Dietrich Bonhoeffer il 9 aprile del 1945 veniva giustiziato a soli 38 anni nel campo di concentramento di Flossenbürg, in Baviera, perché membro della rete di cospiratori che aveva organizzato un attentato contro Hitler. Pioniere del movimento ecumenico, scrittore e poeta, pacifista radicale - al punto da scegliere metodi violenti pur di salvare più vite umane possibili -, viene ricordato come esponente della resistenza contro il nazionalsocialismo.
Voleva andare da Gandhi
Appassionato del “Discorso della montagna” di Gesù, Bonhoeffer auspicava che la “non violenza” potesse essere compresa come una forza tesa alla trasformazione, e non come un atteggiamento improntato alla passività. Due anni fa è stata rinvenuta in India una lettera che egli scrisse nel 1934 al Mahatma Gandhi. La lettera, pubblicata dalla rivista evangelica tedesca Zeitzeichen, testimonia della volontà di Bonhoeffer di andare a trovare il maestro che teorizzò già negli anni ’20 del secolo scorso il principio della non violenza. Bonhoeffer, in India, non ci andò mai, ma da questa lettera trapela la grande preoccupazione che aveva per il cristianesimo dell’epoca, che secondo Bonhoeffer era in piena crisi, senza prospettive, sia negli Stati Uniti, che in Europa.
Berlino, Barcellona, New York
Dietrich Bonhoeffer, nato a Breslavia (oggi Wroclaw, in Polonia) il 4 febbraio 1906, fu il sesto di otto figli di Karl e Paula Bonhoeffer. Il padre era un noto professore di psichiatria e neurologia; la madre una delle poche donne laureate della sua generazione.
Laureatosi in teologia a Berlino nel 1927, Bonhoeffer iniziò l’attività di pastore in una chiesa tedesca a Barcellona nel 1928. Nel 1930 andò a studiare a New York presso lo Union Theological Seminary. Chiamato ad insegnare alla facoltà teologica di Berlino, nel 1931 fu ordinato pastore. In quel periodo iniziò l’attività nel nascente movimento ecumenico e stabilì contatti internazionali che in seguito avrebbero avuto grande importanza per il suo impegno nella resistenza.
L’inizio della resistenza
Con l’ascesa di Hitler al potere alla fine del gennaio 1933, la Chiesa evangelica tedesca entrò in una fase delicata. Molti protestanti tedeschi accolsero favorevolmente l’avvento del nazismo: il movimento dei cosiddetti “cristiano-tedeschi” (Deutsche Christen) si fece portavoce dell’ideologia nazista all’interno della chiesa, giungendo perfino a chiedere l’eliminazione dell’Antico Testamento dalla Bibbia. Nell’estate 1933 i Deutsche Christen, ispirandosi alle leggi ariane dello Stato, proposero un “paragrafo ariano” per la chiesa allo scopo di impedire ai “non-ariani” di diventare ministri di culto o insegnanti di religione. La disputa che ne seguì provocò una profonda spaccatura all’interno della chiesa.
Bonhoeffer si oppose al paragrafo ariano, affermando che la sua ratifica avrebbe sottomesso gli insegnamenti cristiani all’ideologia politica. In un saggio dell’aprile 1933, intitolato “La chiesa davanti al problema degli ebrei”, Bonhoeffer affrontò il tema del rapporto tra la chiesa e la dittatura nazista, sostenendo che la chiesa aveva il dovere di opporsi all’ingiustizia politica. Quando, nel settembre 1933, il paragrafo ariano fu approvato dal sinodo nazionale della Chiesa evangelica, Bonhoeffer si impegnò per informare e sensibilizzare il movimento ecumenico internazionale sulla gravità della questione.
Chiesa confessante e clandestinità
Nel maggio 1934 nacque, per opera di una minoranza all'interno della Chiesa evangelica tedesca, e in opposizione all'ideologia nazista, la cosiddetta “Chiesa confessante”. Nell’aprile del 1935 Bonhoeffer assunse la direzione, prima a Zingst e poi a Finkenwalde, di un seminario clandestino per la formazione dei pastori. Due anni più tardi un decreto dichiarò illegale la formazione di candidati pastori per la Chiesa confessante e il seminario di Finkenwalde fu chiuso dalla Gestapo.
Bonhoeffer continuò l’attività di insegnante in clandestinità finché, nel settembre 1940, la Gestapo gli vietò di parlare in pubblico, di esercitare la professione di pastore e di pubblicare. A partire da quel momento il teologo evangelico iniziò un rischioso doppio gioco: grazie alle sue conoscenze riuscì a farsi assumere nei servizi segreti militari del Reich, e nel contempo divenne un membro della resistenza.
Un cristianesimo maggiorenne
Nel 1939 Bonhoeffer si avvicinò ad un gruppo di resistenza e cospirazione contro Hitler, cui appartenevano tra gli altri l'avvocato Hans von Dohnanyi (suo cognato), l’ammiraglio Wilhelm Canaris e il generale Hans Oster. Il ruolo del teologo fu quello di garantire i contatti tra il movimento ecumenico internazionale e gli ambienti della cospirazione in Germania. Nel 1943 un'azione promossa per favorire la fuga di un gruppo di ebrei dalla Germania - andata male -, portò all'arresto e alla carcerazione di Dietrich Bonhoeffer.
Durante i due anni di prigionia il teologo esplorò, nelle lettere che riuscì a far pervenire all’amico Eberhard Bethge, il significato della fede cristiana in un “mondo diventato adulto”. Il cristianesimo è troppo spesso fuggito dal mondo - constata amaramente -, cercando di trovare un ultimo rifugio per Dio in un angolo “religioso”, al sicuro dalla scienza e dal pensiero critico. Ma è proprio l’umanità, dice Bonhoeffer, nella sua forza e maturità, che Dio reclama e trasforma in Gesù Cristo, “la persona per gli altri”.
Dopo un fallito attentato contro Hitler il 20 luglio 1944, Bonhoeffer fu trasferito nella prigione di Berlino, poi nel campo di concentramento di Buchenwald e infine in quello di Flossenbürg, dove fu impiccato insieme ad altri cospiratori.
Podcast RAI3
Nel 2018, il programma radiofonico di RAI3, "Uomini e profeti", ha dedicato alla figura e all'opera di Dietrich Bonhoeffer una serie di tre incontri, dal titolo “Bonhoeffer: un cristianesimo non religioso”, a cura del teologo valdese Fulvio Ferrario.