Proteggere le vittime della tratta di esseri umani

In Svizzera le vittime non hanno diritto a una sufficiente protezione

30 novembre 2019

(Doro Winkler) Sapete come ci si sente quando vorreste aiutare una persona nel bisogno, ma avete le mani legate? L'avete provato anche voi? È quello che accade regolarmente alle consulenti del servizio specializzato in materia di tratta e migrazione delle donne (FIZ) con sede a Zurigo. Quando si trovano davanti una rifugiata, ecco che la violenza e l’orrore che ha subito diventano visibili: la fuga, la Libia, il mare, ma anche l’Italia o la Francia, dove - dopo tutte le fatiche del viaggio - è stata pure sfruttata sessualmente, vittima di tratta.

Svizzera sicura?
Quando queste rifugiate raggiungono finalmente la Svizzera, sperano in una protezione. Hanno bisogno di tranquillità, stabilità, sostegno, assistenza specializzata e un alloggio sicuro. Ma se queste donne non possono dimostrare di avere subito violenza e soprusi in Svizzera, difficilmente trovano protezione nel nostro paese. Anzi, vengono trattate come casi “Dublino” e rispedite nel paese di primo approdo. Proprio in quel paese, cioè, in cui sono diventate vittime di tratta.

Doro Winkler

Necessità di intervenire
Da alcuni anni il FIZ è confrontato con questi casi difficili. A causa dell’atteggiamento inflessibile della Svizzera in materia di respingimenti in base agli accordi di Dublino - complice anche un’insufficiente garanzia giuridica per queste persone -, il FIZ è intervenuto dapprima con un progetto pilota, e poi, dal 2019, con un progetto ad hoc sostenuto delle chiese cantonali zurighesi cattolica e rifomata.

Quando una donna richiedente l’asilo è stata sfruttata all’estero, sono molti gli ostacoli da superare: non sono previsti finanziamenti per la consulenza specializzata e non è garantito l’alloggio. Questo perché c’è una lacuna nella legge federale concernente l’aiuto alle vittime. Inoltre, in quanto "casi Dublino", le vittime sono rinviate con procedura accelerata nei paesi in cui sono state sfruttate. La Svizzera non entra nemmeno nel merito della loro richiesta di asilo, a meno che qualcuno non alzi la voce in loro difesa. È ciò che fa il FIZ.

Colmare le lacune della legge
In collaborazione con le autorità, il FIZ si sforza di colmare le lacune della legge, affinché in Svizzera vengano protette tutte le vittime a prescindere dal paese in cui ha avuto luogo lo sfruttamento - come tra l’altro richiesto ai paesi firmatari della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta. Nell’ambito del nuovo progetto che gode del sostegno delle chiese zurighesi, tra gennaio e agosto abbiamo esaminato 70 richieste: in 48 casi si tratta di vittime di tratta che come richiedenti l’asilo cercano protezione in Svizzera. Il FIZ fornisce loro assistenza a lungo termine e le aiuta a far valere i propri diritti.
Questo progetto permette non soltanto di assistere meglio le vittime, ma anche di contribuire attivamente ai necessari cambiamenti strutturali. (da: zhkath.ch; trad.it. G.M. Schmitt; adat. G. Courtens e P. Tognina).

Articoli correlati