Sostegno del Consiglio ecumenico e del suo braccio umanitario ACTAlliance
(wcc/ve) Il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) il 4 ottobre ha promosso una riunione online per esprimere solidarietà e sostegno e fornire uno spazio sicuro e costruttivo per la condivisione, la riflessione e la discussione sulle sfide alle quali il Libano deve attualmente fare fronte. Al meeting virtuale hanno preso parte anche il Consiglio delle chiese del Medio Oriente (MECC) e ACTAlliance.
Il pastore Jerry Pillay, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), indirizzandosi ai cristiani in Medioriente, nel suo discorso introduttivo ha detto: “Siamo estremamente preoccupati per ciò che sta accadendo a Gaza e che adesso si sta estendendo al Libano. Si spera che questo appuntamento online vi comunichi che non siete soli, che il CEC e i nostri partner ecumenici sono con voi nelle vostre lotte, nell’incertezza, in questo periodo di insicurezza. Nonostante la distanza siamo con voi nelle preghiere, nei pensieri e nello spirito”. E ha aggiunto: “Abbiamo ascoltato le storie dolorose degli sfollati e dei senzatetto in Libano, le dimensioni collettive delle ansie della popolazione, la distruzione delle proprietà, la diffusione delle malattie e l’interruzione e la chiusura degli istituti di istruzione. Siamo stati profondamente toccati e turbati da queste storie”.
Il segretario generale del Consiglio delle chiese del Medio Oriente (MECC) Michel Abs, che vive in Libano, ha detto che i libanesi vivono in una condizione di totale insicurezza dovuta ai bombardamenti quotidiani nel paese. “Obiettivo degli aggressori sono presumibilmente i libanesi di una certa affiliazione politica”, ha detto. “Ma nell’attuale situazione di sfollamento nessuno conosce l’identità politica del nuovo vicino sfollato”. Abs ha detto che il mondo è stato testimone della demolizione di edifici e dell’assassinio di centinaia di innocenti al solo scopo di raggiungere un determinato gruppo di persone. Ha aggiunto che “i libanesi vivono in uno stato di ansia generalizzata e sono sull’orlo di un esaurimento nervoso collettivo. La distruzione sta diventando ormai una pratica quotidiana”.
Tutti i villaggi lungo il confine palestinese sono stati oggetto di distruzione, ha riferito Abs. “Alcuni villaggi non esistono più. Anche alcune aree urbane sono svanite. Siamo consapevoli, considerando quanto accade in Palestina da 76 anni, che c’è sempre un pretesto per distruggere vaste zone del paese, che viene completamente devastato”, ha detto, aggiungendo: “Il futuro è cupo. Una enorme incertezza avvolge il paese come una cappa. Temiamo pe le nostre risorse naturali e la minaccia di un Libano sotto assedio ci fa paura”. Ha poi osservato che “affrontare la crescente diffusione dei discorsi di incitamento all’odio è di cruciale importanza, perché minacciano di alimentare ulteriormente la polarizzazione, di fomentare la violenza e di minare la coesione sociale”.
La prof.ssa Nora Bayrakdarian, vicemoderatrice della commissione del CEC su Chiese e relazioni internazionali e docente all’Università Libanese, ha sottolineato l’urgenza di esigere un cessate il fuoco, ricorrendo ai negoziati quale strumento per una risoluzione pacifica, e di fornire assistenza umanitaria a sfollati e feriti.
Rudelmar Bueno de Faria, segretario generale di ACT Alliance, ha osservato che i loro partner sono già sul terreno in Libano per rispondere attivamente alle molteplici crisi che continuano ad affliggere il paese. Ha indicato che “i recenti bombardamenti hanno soltanto acuito la catastrofe umanitaria in corso ed esacerbato le pressioni economiche su un sistema già fragile”. De Faria ha esortato la comunità internazionale a intervenire immediatamente. “Non facendolo si rischia di rendere obsoleti tutti i meccanismi internazionali del diritto umanitario e dei diritti umani, lasciando milioni di persone vulnerabili e la regione in una instabilità ancor più profonda”, ha detto.
I partecipanti libanesi hanno domandato al CEC di esigere un cessate il fuoco immediato, la sicurezza dei soccorsi e aiuti umanitari per la popolazione indigente; di sollecitare il rispetto del diritto internazionale; di fare ulteriori pressioni sulla comunità internazionale affinché intervenga; di organizzare una giornata speciale di preghiera; e di reclamare l’elezione di un presidente in Libano che contribuisca a ripristinare lo Stato e la sua capacità di negoziare un cessate il fuoco.
Pillay ha concluso l’incontro dicendo: “Accolgo la richiesta al CEC di attivarsi per un cessate il fuoco, di lavorare con l’ONU su una soluzione diplomatica, di sostenere l’assistenza umanitaria d’urgenza attraverso ACT Alliance e i suoi partner e di raccontare le storie vere delle realtà locali. Il CEC continuerà a lavorare e a camminare al vostro fianco come ha fatto a Gaza e in molte altre parti del mondo”.
Il prof. Michel Abs, segretario generale del Consiglio delle chiese nel Medioriente (MECC) è intervenuto recentemente al programma radiofonico della RSI "Chiese in diretta". È possibiloe riascoltare la sua intervista a cura di Gaëlle Courtens cliccando qui.