La decisione penalizzerebbe le donne di colore a basso reddito
(ve/pt) La maggioranza della Corte Suprema degli Stati Uniti ha privatamente votato per annullare la storica sentenza Roe vs Wade del 1973 che legalizza l'aborto a livello nazionale. È quanto scaturito da una prima bozza di parere ottenuta dall'agenzia d'informazione "Politico". La fuga di documenti non ha precedenti nella storia della Corte: le prime bozze di parere non trapelano quasi mai prima dell'annuncio della decisione finale.
Al centro del caso della Corte Suprema c'è la Jackson Women's Health Organization, che ha contestato la legge sull'aborto del Mississippi - legge firmata dal governatore repubblicano, Phil Bryant, che dichiara illegali in Mississipi tutti gli aborti praticati entro le 15 settimane di gravidanza. La legge del Mississipi non è mai entrata in vigore perché la Jackson Women's Health Organization, che gestisce l'unica clinica abortista di tutto lo Stato, ha presentato un esposto alla corte federale distrettuale. In attesa della risposta della Corte, dal novembre 2018 quella legge è bloccata.
Vietare l'aborto avrebbe un significativo impatto negativo sulla salute delle persone incinte, hanno affermato Amnesty International e il Global Justice Center. L'impatto peggiore, sostengono queste organizzazioni, sarebbe sui gruppi emarginati, comprese le persone che vivono in povertà economica, i giovani e i neri, gli indigeni e altre persone di colore. In tutti i paesi in cui è stato introdotto il divieto di abortire - insistono Amnesty e il Justice Center - non si è registrata una diminuzione del numero di aborti, ma piuttosto un aumento degli aborti non sicuri, colpendo specialmente le persone con mezzi limitati. In paesi come la Romania, il Sudafrica, El Salvador e in Ecuador, c'è una relazione statistica tra la legislazione restrittiva sull'aborto e l'aumento della mortalità delle madri.
Lo scorso dicembre, dopo aver ascoltato le argomentazioni nel caso del Mississippi, la maggioranza dei giudici della Corte suprema americana ha segnalato di essere pronta a rovesciare la sentenza Roe vs Wade che protegge l'accesso all'aborto negli Stati Uniti.
Accolta con entusiasmo dalle organizzazioni antiabortiste americane, tra cui spiccano movimenti cristiani conservatori, la notizia ha suscitato anche vivaci proteste, sostenute da ambienti cristiani liberal. Un leader della Chiesa Unita di Cristo (USC) ha ribadito che "in questo momento in cui i diritti all’aborto sono sotto attacco, ricordate che il Sinodo generale della USC ha fedelmente sostenuto l’accesso all’aborto sicuro già prima della sentenza Roe v. Wade del 1973 e lo sosterremo fedelmente ora". Il pastore battista Raphael Warnock, della storica Ebenezer Baptist Church di Atlanta, la stessa di Martin Luther King, primo senatore nero mai eletto in Georgia, ha twittato: “Le scelte riproduttive personali delle donne dovrebbero riguardare la donna e il suo medico. Lotterò per far sì che così rimanga”. La vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, commentando l’ipotesi secondo la quale la Corte Suprema sarebbe intenzionata a revocare il diritto all’aborto, ha detto: “È un attacco alla libertà e al diritto fondamentale di autodeterminazione di tutti gli americani”.
Attualmente l'aborto è ancora legale negli Stati Uniti - malgrado la legge del Texas, che limita l’interruzione della gravidanza alle prime sei settimane - e rimane un diritto costituzionale e umano. Ma è ormai chiaro che gli Stati Uniti hanno raggiunto un momento di crisi in materia di accesso all'aborto.