Secondo l’OCSE non avrebbe speso molto per sostenere i paesi più poveri
(ve/alliancesud) La Svizzera è ancora lontana dall’obiettivo concordato a livello internazionale di destinare lo 0,7% del suo Reddito nazionale lordo (RNL) all’aiuto pubblico allo sviluppo (APS). Nel 2020 la quota di RNL destinata all’APS è passata dallo 0,43% allo 0,48%.
Il tasso di APS pone la Svizzera al 9. posto nella classifica dell’OCSE, dietro la Svezia, la Norvegia, il Lussemburgo, la Danimarca, la Germania, l’Inghilterra, i Paesi Bassi e la Francia (paesi che tra l'altro non imputano all’APS le loro spese per il settore dell'asilo, o lo fanno in misura molto ridotta).
La Svizzera è tra i paesi che maggiormente si avvalgono del margine di manovra concesso dall’OCSE nell’imputazione delle spese d’asilo all’APS. Se si sottraggono le spese per i richiedenti l’asilo nel corso del loro primo anno di soggiorno (somme contabilizzate dalla Confederazione come aiuto pubblico allo sviluppo), il tasso di APS svizzero scende allo 0,44%.
“Benché l’anno scorso la Svizzera abbia leggermente aumentato le sue spese per lo sviluppo, questo finanziamento è ancora insufficiente rispetto all’aumento massiccio dei bisogni”, sostiene Kristina Lanza, esperta di politica di sviluppo presso Alliance Sud.
La crisi causata dal coronavirus ha vanificato molti progressi compiuti nella lotta contro la povertà. La Banca mondiale stima che nel 2020 tra gli 88 e i 115 milioni di persone si siano ritrovate in condizioni di estrema povertà a causa della pandemia. Tale cifra potrebbe raggiungere i 150 milioni alla fine di quest’anno. Alla fine del 2021 è probabile che quasi il 10% della popolazione mondiale vivrà in condizioni di povertà estrema (con un reddito inferiore a 1,5 dollari al giorno). Se si applica una soglia di povertà di 5,5 dollari al giorno, quasi la metà della popolazione mondiale vivrà in condizioni di povertà entro la fine dell’anno.
Preoccupante anche lo scenario per quanto riguarda il fenomeno della fame nel mondo. Secondo il Programma alimentare mondiale (PAM) circa 270 milioni di persone rischiano attualmente di morire di fame. Mentre la crisi climatica continua ad aggravarsi in vari luoghi, diversi paesi sono già a rischio di bancarotta. “Se la comunità internazionale vuole evitare le crisi economiche massicce, l’aumento dei conflitti e della fragilità, le crisi migratorie e le pandemie future, i paesi ricchi devono fornire risorse adeguate per lottare contro la povertà e le ineguaglianze”, conclude Kristina Lanza.