A Budapest il diplomatico salvò decine di migliaia di ebrei
Durante la seconda guerra mondiale, a Budapest, Carl Lutz salvò circa 60'000 ebrei dalla deportazione nei campi di concentramento. Ieri la memoria del coraggioso evangelico metodista appenzellese è stata onorata con una targa commemorativa presso la sua casa natale a Walzenhausen.
La cerimonia, svoltasi il 30 marzo, è stata organizzata dalla fondazione "Sonneblick Walzenhausen", insieme alla “Carl Lutz Gesellschaft”, al comune di Walzenhausen e all’associazione “Appenzeller Friedens-Stationen”.
Durante il suo mandato di ambasciatore a Budapest, tra il 1942 e il 1945, Lutz salvò dalla deportazione oltre 60.000 ebree ed ebrei. Ci riuscì procurando loro salvacondotti e lettere di protezione per emigrare in Palestina. Determinante nell’operazione di salvataggio fu anche il coinvolgimento di sua moglie Gertrud Lutz-Fankhauser.
Riconoscimento tardivo
Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, Lutz ricevette numerose onorificenze internazionali per il suo impegno umanitario. In Svizzera gli venne a lungo negato un riconoscimento ufficiale. Invece di essere elogiato, il diplomatico rimpatriato dall’Ungheria fu rimproverato per essere andato oltre le proprie competenze. Soltanto vent’anni dopo la sua morte, sopraggiunta nel 1975, fu riabilitato dall’allora consigliere federale Flavio Cotti. Da febbraio del 2018 una sala riunioni di Palazzo federale porta il nome di “Sala Carl Lutz”.
Già nel 1963 il suo comune d’origine Walzenhausen gli conferì la cittadinanza onoraria. Il suo operato è inoltre ricordato da una targa commemorativa presso la locale chiesa evangelica riformata.