Approvata all’unanimità l’introduzione di linee guida contro gli abusi
Tutela dell’integrità personale, religione a scuola, calo dei membri di chiesa e delle vocazioni, finanze sempre più in bilico, ma anche: quale chiesa del futuro? Di questo si è parlato alla sessione autunnale del Sinodo della Chiesa evangelica riformata del Ticino (CERT) svoltasi l’11 novembre nella chiesa riformata di Lugano. Una chiesa che non chiude gli occhi di fronte alle numerose sfide che si trova ad affrontare, al contrario. Capace di guardare con realismo alle proprie difficoltà e di individuarne le cause, la CERT intende l’attuale crisi che sta attraversando anche come un’opportunità.
In particolare, il Sinodo - composto da una ventina di delegati delle tre chiese regionali - in una votazione che può essere definita storica, ha adottato all’unanimità l’introduzione di nuove linee guida a favore della dignità umana e contro la “violazione dell’integrità personale”. Nella fattispecie i sinodali hanno accettato la proposta del Consiglio sinodale di un “regolamento di condotta” per pastori, impiegati, volontari e membri dei consigli di chiesa, del consiglio sinodale e del Sinodo. Già a giugno il Sinodo aveva intavolato una discussione a favore di una chiesa “sicura e accogliente”.
Inoltre, sempre all’unanimità, il Sinodo - che è il massimo organo legislativo della CERT - ha deciso di incaricare un ente esterno per il servizio di consulenza in materia di “protezione dell’integrità personale sul posto di lavoro”. La formazione dei e delle dipendenti della CERT in merito a queste questioni altamente sensibili potrà quindi iniziare quanto prima. Più lungo invece l’iter per la modifica dei regolamenti. Come ha spiegato a Voce Evangelica il presidente del Consiglio sinodale, il pastore Stefano D’Archino, ora i nuovi regolamenti interni andranno sottoposti al prossimo Sinodo che dovrà eventualmente emendarli per poi vararne le modifiche.
La vicepresidente del Sinodo Giulia Stocker, che già a gennaio di quest’anno aveva posto la questione all’attenzione della CERT, a Voce Evangelica ha espresso la sua soddisfazione per il traguardo raggiunto: “Sono molto contenta. Importante è ora non perdere di vista che non parliamo solo di abusi sessuali, ma che il tema è più ampio: c’è anche l’abuso spirituale e psicologico di persone che magari sono in momenti di particolare vulnerabilità”.
Cercando di proiettarsi nel 2030, il Sinodo ha inoltre iniziato una riflessione sulla chiesa del futuro. A questo scopo ha invitato il presidente della Chiesa evangelica riformata in Argovia, il pastore Christoph Weber-Berg, che ha illustrato le procedure partecipative messe in campo dalla sua chiesa cantonale, tese all’elaborazione di un piano operativo pluriennale e a più livelli.
Che oggi le chiese, nelle nostre società secolarizzate, stiano facendo fatica a rimanere a galla, non è una novità. In queste condizioni, come venire incontro alle necessità delle persone? Come stare nella società? Cercare insieme delle strategie di rinnovamento, magari anche delle nuove forme di collaborazione tra parrocchie e pastori, mantenendo tuttavia l’indipendenza delle singole comunità locali, diventa allora un tema non più procrastinabile. Molteplici gli spunti per una “riforma” della chiesa, a cominciare dalle sinergie amministrative e burocratiche, passando per la ridistribuzione dei compiti, fino a nuovi modi di annuncio della Parola. Intanto, grazie alla relazione del pastore Weber-Berg è stata instradata una riflessione su come procedere per far fronte, nella CERT, alle sfide comuni delle singole chiese regionali.
Alla discussione, molto sentita e partecipata, ha assistito mons. Alain De Raemy, amministratore apostolico della Diocesi di Lugano. Nel suo saluto ai sinodali ha riconosciuto che anche la chiesa cattolica sta affrontando problemi analoghi e ha sottolineato l’importanza di accogliere, sempre e comunque, e di essere là, dove le persone hanno più bisogno: negli ospedali e nelle carceri.
Intanto viene respinta la narrazione per cui le chiese starebbero agonizzando. Il presidente del Sinodo, l’agronomo Ulrico Feitknecht, ha voluto utilizzare l’immagine biblica del seminatore che, nonostante i tempi lunghi, non perde l’entusiasmo: “vogliamo credere che possiamo far germinare cose nuove. Come agricoltore l’ho sempre vissuto. Quel che si semina cresce, certe volte non come si vorrebbe, però alla fine si può raccogliere qualcosa. Quello che stiamo facendo oggi al Sinodo è cercare di seminare qualcosa che, se non lo raccoglieremo noi, auspicabilmente lo raccoglierà chi verrà dopo di noi”.