Il vaiolo spianò la strada ai conquistatori europei
Per molto tempo si è creduto che la conquista degli imperi azteco e inca fosse legata all’irruzione dei conquistadores spagnoli, determinati e violenti, muniti d’armi da fuoco e di cavalli, sconosciuti ai nativi americani. Sulla base delle opere del domenicano Bartolomé de Las Casas, difensore degli indiani, la drammatica diminuzione delle popolazioni amerindie è stata attribuita ai maltrattamenti che gli spagnoli inflissero agli indigeni nelle “estancias” e nelle miniere. Il crollo demografico giustificò il ricorso alla tratta transatlantica degli schiavi per rifornire di manodopera le piantagioni.
L'impatto delle malattie
Tutte queste teorie, però, sembrano ignorare il principale responsabile: il vaiolo e le altre malattie virali (morbillo, influenza) che i conquistadores avevano introdotto a loro insaputa nel Nuovo Mondo. Le malattie importate dagli europei colpirono in pieno le popolazioni native, le quali non avevano mai avuto contatti con quegli invasori virali provenienti dal Vecchio Mondo e che non avevano perciò alcuna immunità nei loro confronti.
Proxivirus di origine animale
Il vaiolo umano è probabilmente derivato dal vaiolo equino (oggi scomparso) o dei camelidi. Come la tubercolosi, questa malattia è verosimilmente legata alla promiscuità con gli animali domestici nel neolitico. Chiamata vaiolo o “piccolo vaiolo” (da Ambroise Paré, per distinguerla dal “grande vaiolo” o sifilide), colpì regolarmente le popolazioni europee, uccidendo tra le 60.000 e le 80.000 persone in Francia nel 18.esimo secolo, e fu responsabile della morte del re Luigi XV.
La prima epidemia di vaiolo nel Nuovo Mondo scoppiò nel 1518 a Hispaniola (Santo Domingo) per poi propagarsi a Porto Rico e a Cuba. Dopo la spedizione di Hernán Cortés nel 1519, una seconda spedizione, condotta da Pánfilo de Narváez, sbarcò a Veracruz il 23 ottobre 1520. Uno dei membri della spedizione (forse uno schiavo africano o un facchino dei Caraibi) introdusse in Messico il vaiolo, che si propagò rapidamente fino alla capitale azteca, Tenochtitlán.
Le epidemie si susseguirono
L’epidemia di vaiolo che colpì le migliori truppe azteche - che non temevano più i cavalli né gli archibugi -, permise a Cortés e a una parte delle sue truppe di sfuggire all'accerchiamento durante la Noche Triste, nel 1521. Il vaiolo decimò la popolazione e annientò la società azteca. Il successore di Montezuma morì di vaiolo. Cortés trionfò.
Le epidemie di vaiolo si susseguirono, le più virulente negli anni 1520, 1545 e 1575, secondo le cronache spagnole e i codici dell’impero azteco. La popolazione degli altopiani messicani passò da circa 25 milioni di abitanti, prima della conquista, a meno di un milione nel 1625 e tornò al livello di prima soltanto nel 1960. Il vaiolo, seguito da altri virus europei (morbillo e influenza), uccise tra l’80% e il 90% della popolazione nativa americana, mentre la peste nera aveva ucciso fra il 30% e il 50% della popolazione europea nel 14.esimo secolo.
Lo stesso scenario in Perù
Il medesimo scenario si ripresentò in Perù qualche anno dopo. Il virus del vaiolo, diffuso oltre l’istmo di Panama, fu più rapido dei conquistadores condotti da Francisco Pizarro. Prima ancora del suo sbarco sulle coste del Perù nel 1532 un’epidemia di vaiolo aveva devastato l’impero inca, nel 1524, mietendo centinaia di migliaia di vittime e uccidendo l’imperatore Huayna Cápac e il suo successore designato, fatto che scatenò una terribile guerra tra i pretendenti al trono Atahualpa e Huáscar.
Le epidemie di vaiolo si susseguirono negli anni 1533, 1535, 1552 e 1565 e finirono per distruggere l’impero inca, destrutturando quella società piuttosto totalitaria, provocando una carestia, riproducendo i quattro cavalieri dell’Apocalisse: la morte, la peste (le epidemie), la guerra e la carestia. A ciò si aggiunse la precettazione degli indigeni nelle terribili miniere d’argento di Potosì, in Bolivia, che portò all’annientamento del 90% dei nativi americani nell’arco di un secolo.
Il vaiolo a Boston
L’America del Nord non sfuggì al vaiolo. Se i cavalli, importati dagli spagnoli in Florida, avevano permesso lo sviluppo di una civiltà originale di indiani delle praterie, la Guerra dei sette anni portò loro il vaiolo. Nel 1763, quando un’epidemia di vaiolo si abbatté su Boston, il generale inglese Jeffrey Ambers ebbe l’idea di far distribuire fra le tribù indiane dell’Ohio, alleate dei francesi, coperte contaminati da croste di vaiolo. Il vaiolo si propagò fra le tribù indiane, distruggendo intere comunità fin nel sud degli Stati Uniti, fra i Navajo, agevolando grandemente la conquista del West.
Una malattia eradicata
Dopo la scoperta del vaccino da parte di Edward Jenner il vaiolo scomparì rapidamente. L’ultima epidemia francese ebbe luogo a Vannes nel 1953 e colpì una quindicina di persone. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato il vaiolo eradicato dal pianeta nel 1980. (Jean Vitaux è medico e storico delle pandemie; da Réforme; trad. it. G. M. Schmitt)