Parità di diritti per tutti i credenti?

I rapporti tra Stato e comunità di fede rimangono motivo di discussione

04 settembre 2023

(Dana Rivers Kirby/unsplash)

(ve/gc) Tutte le comunità di fede devono poter godere della parità di trattamento da parte dello Stato. Lo ha affermato recentemente la “ministra delle religioni” del canton Zurigo, la socialista Jacqueline Fehr. Dalle colonne del sito di informazione teologica feinschwarz.net la consigliera di Stato zurighese (con delega per i rapporti con le religioni) si è pronunciata in maniera molto chiara: serve una riforma radicale dei rapporti tra Stato e comunità di fede. Nel suo articolo intitolato “Facciamo politica religiosa, non politica ecclesiastica” perora un nuovo sistema che non privilegi più soltanto alcune comunità religiose, ma permetta la partecipazione su un piano di parità di tutte le comunità che lo desiderano.

“Abbiamo un problema”

Jacqueline Fehr

Oggi soltanto le chiese cantonali tradizionali (Landeskirchen) sono riconosciute dal canton Zurigo quali enti di diritto pubblico. Non soltanto vengono sostenute finanziariamente dallo Stato per servizi che vanno a beneficio dell’intera società, ma incassano altresì imposte, oltre che dai propri membri, dalle persone giuridiche, ossia da tutte le imprese. Inoltre, due comunità ebraiche godono del cosiddetto “riconoscimento minore”, che però non comporta gli stessi privilegi. Tutte le altre comunità, come le chiese ortodosse, le chiese libere o i musulmani, non percepiscono alcunché, sebbene anch’esse forniscano servizi importanti di cui è l’intera società a beneficiare. Jacqueline Fehr è quindi giunta alla conclusione: “Quando osserviamo questa ripartizione delle risorse finanziarie e ricordiamo il principio costituzionale che sancisce la neutralità religiosa dello Stato, allora è inequivocabile: abbiamo un problema”. A ciò si aggiunge il fatto che oggi soltanto un po’ meno della metà della popolazione aderisce a una delle “chiese cantonali”.

Privilegi e discriminazioni

“Viviamo in una società in cui sono attive molte comunità religiose, tutte minoritarie, anche quelle cristiane - afferma la ministra cantonale -. Allo stesso tempo viviamo con un sistema politico-religioso che conferisce uno status di privilegio a una cerchia relativamente ristretta di comunità religiose riconosciute, mentre esclude altre dagli stessi diritti”. Un sistema che per Jacqueline Fehr “non ha alcun futuro”. Piuttosto, una politica religiosa degna di questo nome dovrebbe orientarsi ai principi della partecipazione di tutti e della non discriminazione. Tutti devono avere le stesse opportunità, gli stessi diritti e gli stessi doveri. Tutti coloro che lo desiderano dovrebbero poter prendere parte al sistema.
La ministra non si è per ora pronunciata sulle esatte modalità di un’eventuale introduzione di questo nuovo sistema, né tantomeno sull’orizzonte temporale necessario per la sua attuazione. Nessun accenno neppure alle conseguenze che questo radicale riorientamento avrebbe per le chiese cantonali tradizionali, non da ultimo sul piano finanziario. Ma su una cosa non ha dubbi: lo Stato deve “garantire a tutte le comunità religiose la possibilità di prendere parte con pari diritti alla vita sociale e politica”.

Un dibattito a Berna

La questione posta da Jacqueline Fehr si pone anche per altri cantoni. Il dibattito è aperto. È con questo spirito che il 5 settembre il Polit-Forum di Berna, in collaborazione con la Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS), promuove una tavola rotonda dal titolo: “Quanta religione è concessa?”In una società pluralista è ancora sostenibile delegare ai cantoni la gestione dei rapporti tra Stato e religioni, oppure è giunto il momento che anche la Confederazione se ne faccia carico? È necessario modificare la Costituzione federale in materia di religione? In occasione dei 175 anni della Costituzione federale sono queste delle domande che verranno discusse da un panel composto dalla pastora Rita Famos, presidente della CERiS, e da Vincent Depaigne, coordinatore per il Dialogo con le chiese, le associazioni o comunità religiose e le organizzazioni non confessionali dell'Unione Europea. Ad introdurre il tema con una relazione sarà Urs Brosi, segretario generale della Conferenza centrale cattolica della Svizzera.
L’appuntamento è il 5 settembre alle 18.30 nel Käfigturm, Marktgasse 67, Berna, e sarà trasmesso in diretta streaming su Youtube. (Per informazioni: Tobias Rentsch, info@evref.ch).

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