La Sea-Watch 4 può tornare a salvare vite

Il presidente della Chiesa evangelica in Germania soddisfatto per la decisione

02 marzo 2021

(ve/gc) “Un atto dovuto, atteso da tempo, perché ogni vita umana conta”: così il vescovo luterano Heinrich Bedford-Strohm, presidente della Chiesa evangelica in Germania (EKD), ha accolto la notizia della sospensione del blocco amministrativo cui era sottoposta la SeaWatch 4, ferma da 6 mesi nel porto di Palermo.

Accolto il ricorso al TAR

La nave di ricerca e soccorso, fortemente voluta dalle chiese tedesche e acquistata l’anno scorso grazie ad una raccolta fondi promossa dall’Alleanza United4Rescue, dopo la sua prima missione di salvataggio a settembre, durante la quale aveva tratto in salvo 353 naufraghi, era stata messa sotto sequestro. Il ricorso della ONG tedesca Sea-Watch contro questa decisione, avanzato presso il Tribunale amministrativo (TAR) di Palermo, è ora stato accolto.

L’urgenza di salvare vite

Bedford-Strohm ha espresso sollievo per il rilascio della nave di salvataggio, sottolineando l’urgenza di salvare le persone in balia del mare: “Solo nelle prime settimane di quest'anno 185 persone sono già annegate nel Mediterraneo centrale - si legge nel comunicato stampa diffuso oggi -. L'Europa non può semplicemente stare a guardare. Ogni essere umano è creato a immagine di Dio. Ogni singola vita umana è preziosa. Ecco perché è così importante che almeno i soccorritori civili siano presenti in mare e possano salvare delle vite". Inoltre, Bedford-Strohm ribadisce che serve un “meccanismo di distribuzione europeo che permetta alle persone salvate di raggiungere i paesi disposti ad accoglierle e in cui presentare la loro domanda d’asilo”.

Lasciati soli a soccorrere

Il vescovo Heinrich Bedford-Strohm e Giorgia Linardi, portavoce di SeaWatch

Per la ONG tedesca l’utilizzo dei fermi amministrativi da parte delle autorità italiane per bloccare le navi umanitarie è considerato come “illegittimo e inaccettabile”. “A testimonianza della necessità della nostra presenza in mare, in soli tre giorni, fra il 26 e il 28 febbraio, nella sua prima missione dopo sette mesi di blocco forzato, la SeaWatch 3 ha soccorso 363 persone e stabilizzato un’imbarcazione in pericolo con 90 naufraghi a bordo”, sottolinea la ONG nel suo comunicato stampa. “Alle nostre navi - aggiunge SeaWatch - è stato invece contestato di trasportare a bordo troppe persone, quando sono proprio l’inazione, l’assenza di mezzi e la colpevole omissione dei soccorsi da parte delle autorità italiane ed europee a determinare le circostanze in cui gli assetti umanitari sono lasciati soli a soccorrere numeri elevati di persone, che non possono certo essere abbandonate in mare perché troppe”.

Decisione spetta al giudice europeo

Il TAR di Palermo ha sospeso il blocco della SeaWatch 4 accogliendo la richiesta di sospensione del fermo avanzata dalla ONG, in attesa che la Corte di Giustizia Europea si pronunci sul caso. A fine dicembre, il TAR di Palermo aveva rimesso al giudice europeo i ricorsi presentati da SeaWatch contro i fermi amministrativi che avevano colpito sia la SeaWatch 3 (di nuovo operativa in mare) che la SeaWatch 4, mettendo in discussione la legittimità di applicazione alle navi umanitarie della direttiva europea che regola il controllo dello Stato d’approdo.

Una pastora a bordo

A bordo della SeaWatch 4 c’era in occasione della prima missione effettuata a settembre la pastora e giornalista Costanze Broelemann, a capo della redazione grigionese di “reformiert.” La rubrica televisiva “Segni dei Tempi” della RSI l’aveva intervistata al suo rientro da Palermo.

"Sea Watch, la prima missione", Segni dei Tempi RSI La1

RSI

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