125 anni fa nacque a Walzenhausen nell’Appenzello esterno il viceconsole che salvò la vita a decine di migliaia di ebrei ungheresi
Il 30 marzo ricorrono i 125 anni dalla nascita di Carl Lutz (1895-1975). Fu il primo svizzero ad essere riconosciuto come “Giusto tra le nazioni” dallo Yad Vashem di Gerusalemme. Era il 1964. Viceconsole a Budapest durante la seconda guerra mondiale, Lutz salvò decine di migliaia di ebrei da morte certa.
Un anno celebrativo
Il prossimo 30 marzo, in occasione del 125.esimo anniversario della nascita di Carl Lutz, con il patrocinio della presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga, verrà lanciato a Berna l’anno in memoria del viceconsole appenzellese. L’iniziativa che si protrarrà per tutto il 2020 è promossa dall’“Associazione Carl Lutz”, nata poco meno di due anni fa per volontà della figliastra Agnes Hirschi. L’anno sarà dedicato non solo alla figura e all'opera del viceconsole, ma più in generale alle azioni dettate dal coraggio civile e dall'altruismo, con un particolare focus sulle nuove generazioni.
Da lunedì 30 marzo sarà disponibile online un “videobook” interattivo, fa sapere l’“Associazione Carl Lutz” in un comunicato stampa. Tra i documenti eccezionali del videobook prodotto dallo studio digitale di Zurigo “Docmine”, un’inedita intervista allo stesso Lutz e numerose fotografie da lui scattate, ma anche testimonianze di sopravvissuti della Shoà riprese dal regista Daniel von Aarburg. Sia il videobook che il docufilm integrale saranno disponibili gratuitamente online a partire dal 30 marzo.
L’opera di Lutz
Grazie all’azione di salvataggio messa in atto a partire dal 1944 dal diplomatico elvetico di fede evangelica metodista, la metà circa della popolazione ebraica della capitale ungherese sfuggì alla deportazione ad Auschwitz. Lutz riuscì a fornire loro dei documenti per emigrare verso la Palestina. In un primo tempo si fece fare 8000 lasciapassare dalle autorità d'occupazione naziste. Successivamente, con l’aiuto di colleghi fidati e della moglie Gertrud Lutz-Fankhauser, ricopiò quei documenti più volte, allo scopo di mettere in salvo il maggior numero possibile di persone, quasi 62’000. Il viceconsole svizzero riuscì inoltre ad estendere la protezione diplomatica a 76 edifici nella città di Budapest, trasformandoli di fatto in abitazioni-rifugio per i perseguitati.
Riconoscimento tardivo
Mentre l'opera di Lutz venne subito apprezzata all'estero, in Svizzera le autorità tergiversarono a lungo e anzi rimproverarono al viceconsole di avere oltrepassato i limiti della sua competenza. Morì nel 1975 senza riconoscimento alcuno da parte della propria patria. Solo 20 anni dopo la sua morte le autorità elvetiche - spinte a ciò dalla discussione intorno ai beni ebraici in giacenza nelle banche svizzere - decisero di riconoscere l'operato di donne e uomini coraggiosi che si batterono per difendere e salvare gli ebrei. Tra questi, ci fu pure Carl Lutz, il quale venne riabilitato nel 1995.
Il 12 febbraio 2018 il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) gli ha dedicato la principale sala riunioni dell’ala ovest di Palazzo federale, che ospita le sedute dei dirigenti e dei collaboratori del DFAE e in cui vengono prese importanti decisioni di politica estera. Sulla targa si legge: “Questa sala è dedicata a tutte le collaboratrici e a tutti i collaboratori del Dipartimento che, come Carl Lutz, Harald Feller, Gertrud Lutz-Fankhauser, Ernst Vonrufs e Peter Zürcher, dal 1944 al 1945 a Budapest, hanno fatto prova di una grande umanità, un sentimento che ci dovrebbe ispirare”. Il 20 settembre 2018 il Consiglio nazionale ha reso omaggio a Carl Lutz in presenza della sua figliastra, la giornalista Agnes Hirschi.