Il vescovo luterano tedesco Bedford-Strohm: “sconfitta morale e politica dell’UE”
(ve/gc) Dall’1. aprile le due navi dell’operazione “Sophia” - la missione militare dell'Unione europea (UE) tesa allo smantellamento del traffico di migranti nel Mediterraneo - saranno ritirate. Seppur prorogata di ulteriori sei mesi, “Sophia” prevederà esclusivamente pattugliamenti aerei, mentre proseguirà il training della “guardia costiera libica”.
Una decisione degli Stati membri dell’UE che il presidente della Chiesa evangelica in Germania (EKD), il vescovo luterano Heinrich Bedford-Strohm, ha veementemente criticato: “La fine dei salvataggi in mare della UE è una sconfitta morale e politica”.
Il soccorso in mare non si discute
Per il leader evangelico tedesco il soccorso in mare non è “materia negoziabile”, bensì un obbligo degli Stati previsti dal diritto internazionale. Considerato che la capacità di intervento delle navi civili di ricerca e soccorso sono state ridotte a lumicino, con questa nuova misura “annegheranno ancora più persone nel Mediterraneo”, ha detto Bedford-Strohm mercoledì 27 marzo a Hannover. “Come chiese continueremo ad impegnarci a favore del soccorso nel Mediterraneo, e del rispetto dei diritti umani dei profughi”, ha aggiunto.
Sophia nata nel 2015
Nello scorso mese di dicembre l’operazione era già stata prolungata di tre mesi, fino al 31 marzo. La nuova proroga è stata decisa attraverso una procedura di silenzio-assenso: la proposta, di iniziativa francese e sostenuta dall’Italia, è passata perché nessuno Stato membro si è opposto.
Si stima che l'operazione “Sophia”, istituita poco meno di 4 anni fa, abbia salvato 45mila vite. "Sophia" prende il suo nome da una bimba somala nata a bordo di una nave della marina militare tedesca il 22 agosto 2015. Solo poche ore prima la sua mamma era stata salvata dall’equipaggio della stessa nave da un naufragio.