Promotore di una radicale riforma religiosa, Zwingli osteggiò ogni rivoluzione e sommossa. Amante della giustizia, fu un uomo dal carattere aperto e gioviale
Il monaco tedesco Martin Lutero, celebrato nel corso del 2017 in occasione del 500.esimo anniversario della Riforma, fu da subito presentato come l’Hercules Germanicus capace di mettere in fuga il papa e abbattere il dominio religioso straniero. Il riformatore di Zurigo, Huldrych Zwingli, non divenne invece un eroe della Svizzera riformata, ma mantenne un profilo più discreto e un ruolo meno centrale. Il motivo ce lo spiega, alla vigilia del quinto centenario della Riforma in Svizzera, il professore di storia del cristianesimo Peter Opitz, dell'Università di Zurigo.
Professor Opitz, sembra che a Zurigo non si riesca a promuovere l'immagine di Zwingli, anche da un punto di vista turistico e commerciale, come avvenuto invece con Lutero in Germania. Perché?
La differenza risiede in primo luogo nell’immagine di sé che avevano i due Riformatori, e in secondo luogo nel modo in cui entrambi venivano visti dal pubblico. Lutero si considerò come la guida inviata da Dio per liberare i cristiani in Germania. E in breve tempo si trasformò in un mito nel quale tutti i tedeschi si identificavano. Zwingli mantenne invece un profilo più modesto.
Com’era la situazione a Zurigo?
Zwingli era un sostenitore dell’idea repubblicana. In quanto confederato riteneva che l'autorità non potesse essere affidata a un singolo individuo. Re e prìncipi a vita, come quelli che in Germania decidevano anche sulla religione dei loro sudditi, gli erano estranei. L'introduzione della Riforma, a Zurigo, fu decisa dal Consiglio della città, composto da persone elette dal popolo o dalle corporazioni. Quell'assemblea non agì ignorando la volontà del popolo, ma su pressione degli abitanti della città e della campagna. Fu, se si può dire così, un movimento dal basso.
E qual era il ruolo di Zwingli?
Zwingli non è mai stato un dittatore religioso. Il Consiglio della città ascoltava i suoi consigli, ma molte volte le sue proposte subivano delle modifiche, e in alcune occasioni vennero respinte. Zwingli doveva convincere il Consiglio portando argomenti a sostegno delle sue posizioni. Per fare questo non agiva da solo, ma si avvaleva dell'appoggio di colleghi e compagni con i quali si confrontava e scambiava idee. Era in primo luogo un pastore, mosso dalla preoccupazione per la Confederazione che si definiva cristiana, senza in realtà esserlo veramente - tra l’altro un problema costante dell’Occidente cristiano.
Che valutazione dare oggi di Zwingli?
Viviamo in un’epoca pluralistica. Di conseguenza è difficile dire, in termini generali, che cosa potrebbe interessare “la gente di oggi”. Zwingli era sostanzialmente un uomo pio, ma non soltanto: gli stava a cuore il rapporto di tutto il popolo con Dio. Secondo Zwingli questo rapporto doveva essere purificato dall’ipocrisia e dalla superstizione e doveva sfociare nella solidarietà umana e nella giustizia sociale. Ciò significava, ad esempio, che i mercenari non dovevano essere esportati e che le guerre all’estero non dovevano servire a realizzare profitti. Un tema, quello dell’esportazione di materiale bellico, tuttora d'attualità.
Che dire degli aspetti negativi che spesso sono associati a tutto quanto è “zwingliano”?
In qualità di storico mi irritano le assurdità che vengono raccontate. Zwingli ad esempio non affogò nessun anabattista: non aveva alcuna autorità per condannarli, anzi li ha persino a lungo difesi. Fu il Consiglio, l’autorità politica, che vide un pericolo nei disobbedienti predicatori anabattisti e finì per giustiziarne alcuni. Ma non dimentichiamo che questo accadde oltre duecentocinquanta anni prima che il principio della libertà di religione venisse affermato per la prima volta.
Nelle dispute con i cattolici, però, era intransigente...
Zwingli non volle mai costringere con la violenza i cattolici ad aderire alla fede riformata. Com’è noto le due "guerre" di Kappel furono combattute su suolo zurighese, non nel territorio della Svizzera centrale. Al Riformatore interessava in primo luogo la libertà di religione per le popolazioni dei baliaggi comuni che avevano chiesto aiuto a Zurigo. Anche la spesso citata iconoclastia a Zurigo non ebbe luogo in modo violento. Dopo isolati atti vandalici, le immagini oggetto di adorazione vennero rimosse da artigiani e quando possibile restituite ai rispettivi donatori. Zwingli propugnava una Riforma ordinata e osteggiava la rivoluzione e la sommossa.
E la zwingliana avversione per il piacere? È forse un’invenzione anche quella?
Nel 16.esimo secolo, come già nei secoli precedenti, le autorità si sentivano molto più responsabili del buon costume di quanto lo siano oggi. L’alcolismo, il gioco d’azzardo, la mania dello sfarzo e i banchetti, ma anche ballare in pubblico, erano considerate attività da combattere. Allontanata l'autorità episcopale, il Consiglio riformato subentrò a quella e prese le redini. Tutto ciò ha poco a che fare con Zwingli.
Zwingli può essere definito una persona infelice?
Al contrario: fu ripetutamente accusato di amare troppo la musica e il gioco e lo stesso Lutero temeva la sua ironia. La Riforma zurighese costituì una lotta contro la coercizione religiosa e il legalismo. Il movimento avviato da Zwingli ridiede tra l’altro vita al Volkstheater di Zurigo. E nell’ambito del matrimonio, ad esempio, il divorzio fu reso possibile, perché riguardava le persone e non le leggi ecclesiastiche. Inoltre i giovani non dovevano più semplicemente farsi sposare dai loro genitori, ma potevano decidere da sé chi volevano sposare.
Siamo a conoscenza di qualche aneddoto riguardante Zwingli che possa avvicinarlo a noi?
Zwingli non parlava molto di sé. È piuttosto per caso che veniamo a conoscenza di particolari della sua vita privata. Per esempio che spendeva molto per i libri, che conobbe crisi personali e religiose e che da prete cattolico frequentava prostitute come tutti i suoi colleghi. Nel 1524 sposò pubblicamente una vedova con tre figli e concepì con lei altri quattro figli. La sua abitudine di non parlare troppo di sé venne considerata in seguito tipicamente riformata. I veri riformati si preoccupano della causa. Il culto personale non fa per loro. (da Tages-Anzeiger; intervista a cura di Marius Huber; trad. it G. M. Schmitt; adat. G. Courtens e P. Tognina; le immagini sono tratte dal film "Zwingli", diretto da Stefan Haupt, in uscita nelle sale della Svizzera tedesca il prossimo 17 gennaio)