La chiesa cattolica romana del futuro sarà ugualitaria o non sarà. Lo dicono le suffragette cattoliche, attiviste per una chiesa inclusiva, che a Roma si sono incontrate in occasione del Sinodo dei vescovi
(ve) In concomitanza con l’apertura del Sinodo dei vescovi in Vaticano, il movimento internazionale delle “suffragette cattoliche” ha promosso a Roma una serie di “contro eventi” per rivendicare il diritto di voto nelle sedi decisionali della chiesa cattolica romana, l’accesso al sacerdozio femminile e l’abolizione del celibato. Insieme hanno promosso la campagna social #VotesForCatholicWomen.
Tra le organizzazioni presenti la Catholic Women Speak e la Women’s Ordination Conference, nonché l’iniziativa italiana “Donne per la chiesa”, che ha anche un gruppo di incontro in diverse città italiane e a Lugano. Scopo degli incontri romani: far arrivare le loro voci ai padri sinodali provenienti da tutto il mondo per discutere su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
Ai lavori, apertisi in Vaticano il 3 ottobre, e che si protrarranno per tutto il mese, partecipano con voce consultiva, ma non deliberativa, solo poche donne. Precisamente il 10% dei partecipanti. Il tema è dei più cruciali per il futuro della chiesa cattolica che dopo gli scandali sugli abusi sessuali è alle prese con una crisi di credibilità.
Kate McElwee, direttrice esecutiva della Women’s Ordination Conference, movimento internazionale che nasce negli Stati Uniti nel 1975, mercoledì scorso, mentre vescovi e cardinali si recavano nell’aula sinodale per l’apertura dei lavori, ha animato un flash mob davanti al Vaticano per far sentire alta la voce delle donne cattoliche che chiedono pari diritti e pari dignità. L’abbiamo intervistata a margine dell’evento “Donne che sanno discernere. Voci fuori dal Sinodo”, svoltosi il 4 ottobre a Roma, a pochi passi da San Pietro, e che ha visto gli interventi di attiviste come Paola Lazzarini, fondatrice di “Donne per la chiesa”, e Jacqueline Straub, autrice di “Giovane, cattolica, donna. Perché voglio diventare prete”, appena uscito in italiano da Gabrielli editori.
Kate McElwee, perché organizzare un contro-evento di donne che chiedono uguali diritti e l’accesso all’ordinazione per diventare prete?
La mia organizzazione è impegnata non solo sul fronte del sacerdozio femminile, ma in generale si batte a favore dell’uguaglianza delle donne nella chiesa nelle posizioni di leadership e nelle sedi decisionali.
Abbiamo organizzato questa conferenza perché sappiamo che la voce di queste donne, e in particolare di quelle che si sentono chiamate al sacerdozio, non sarebbero arrivate all’interno dell’aula del Sinodo dei vescovi. Con la nostra iniziativa abbiamo voluto creare uno spazio che nella chiesa cattolica romana ufficiale attualmente non esiste.
Crediamo che la nostra chiesa potrà cambiare solo quando le donne avranno raggiunto la piena uguaglianza e avranno potere decisionale intorno a tutti i tavoli.
Nel Sinodo attualmente in corso sappiamo che sono presenti uomini non ordinati, che tuttavia hanno diritto di voto. Ma le poche donne presenti, solo perché donne, non hanno accesso a questo diritto. Si tratta di una grave discriminazione di genere. Io lo chiamo sessismo. Che non può essere la volontà di Dio.
Il giorno dell’apertura del Sinodo avete organizzato un flash mob davanti al Vaticano. Avete richiamato l’attenzione dei padri sinodali gridando: “Bussiamo alla vostra porta. Indovinate chi c’è? Più dell’altra metà della chiesa!”. Poi è arrivata la polizia per silenziarvi, chiedendovi di identificarvi...
Sì, insieme a persone di diverse organizzazioni che portano avanti le stesse battaglie, abbiamo voluto testimoniare la nostra presenza. Abbiamo chiamato in coro i singoli vescovi, per dire loro: vescovi, noi vi teniamo d’occhio. Vi state riunendo dietro porte chiuse per prendere decisioni sulle nostre vite, senza la nostra presenza.
I giovani e il discernimento vocazionale sono al centro dei lavori sinodali. Lei è giovane, donna, e cattolica. Come vede il futuro della sua chiesa?
Non si può pensare di avere una discussione sul futuro della chiesa senza il coinvolgimento effettivo di giovani persone. Lo stesso vale per le donne, che devono essere presenti in queste sedi decisionali.
E devono poter fare la differenza…
Penso che se le donne sono partecipi su una base veramente ugualitaria, la nostra chiesa si trasformerebbe al di là di ogni immaginazione. Lo credo veramente. Come possiamo essere come chiesa un modello di giustizia nel mondo? Il sistema attuale dà il permesso di opprimere le donne in tutto il mondo.
Dovesse mai essere istituito il sacerdozio per le donne, tecnicamente, tra qualche tempo, ci potranno essere delle papesse. Crede che gli uomini che siedono in questo Sinodo temano questa eventualità?
Ovviamente stanno provando a mantenere il potere che detengono. Le donne sono tenute lontane dai gangli del potere, perché gli uomini della chiesa hanno paura di cosa può succedere. Il sistema attuale li protegge. Basta con il club per soli uomini. Questa cultura clericale è esattamente il problema che ha permesso che tante persone vulnerabili, minori, donne, avessero subito abusi sessuali e maltrattamenti nella chiesa - è ora che questo “old boys club” crolli.
Non bisogna più aspettare a coinvolgere le donne, con uguali diritti e doveri, per lavorare fianco a fianco agli uomini buoni del Sinodo, perché ce ne sono. Senza la partecipazione di tutte le persone espressione del popolo di Dio nelle strutture ecclesiastiche a tutti i livelli, persone capaci di mettere a disposizione i loro doni, la nostra chiesa è molto malata.
Quanta speranza ripone nella buona volontà di papa Francesco? Cosa gli chiederebbe?
Penso che sia un uomo di conversione. E si vede guardano alla sua vita, in cui ha realizzato cose fin qui impensabili. Sono anche una persona speranzosa. Credo che papa Francesco, se vede che ci sono giovani donne piene di energie, voglia di fare, intenzionate veramente ad essere presenti nella chiesa con i loro doni, potrebbe farci un pensiero. Il mio augurio è che un giorno potrà incontrare donne che hanno la vocazione ed accompagnarle in questo cammino. È un pastore. A lui vorrei chiedere come risponderebbe a una donna che in modo del tutto autentico è giunta al discernimento vocazionale e vuole diventare prete? Possibile che Dio non sia presente in lei?
Avete in programma altre iniziative?
Il prossimo appuntamento per fare sentire la nostra voce sarà a febbraio dell’anno prossimo, durante l’incontro in Vaticano dei presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo sul tema della prevenzione degli abusi e della protezione dei minori e degli adulti vulnerabili. Sarà quello il momento in cui tutte le forze presenti nella nostra chiesa dovranno essere riunite per avviare una guarigione. (Intervista a cura di Gaëlle Courtens)