Musulmani rifugiati nella cattedrale

La guerra civile tra cristiani e musulmani dilania la Repubblica Centrafricana. Alcuni responsabili religiosi cristiani proteggono dei musulmani, creando ancora più tensioni tra i due campi

29 agosto 2018

(Doreen Ajiambo) Migliaia di musulmani si sono rifugiati nella cattedrale cattolica romana di Bangassou, nella Repubblica Centrafricana, per timore di essere attaccati dalle milizie cristiane. Una guerra tra la maggioranza cristiana e i musulmani divide da quasi cinque anni la regione sudorientale del paese. Alcuni musulmani sono stati uccisi nella zona di Bangassou, al confine con la Repubblica Democratica del Congo.
Lo scorso luglio il Church Defense Group for Christians (Gruppo di difesa della Chiesa per i cristiani) ha esortato i suoi seguaci a colpire i musulmani. Il capo del gruppo, François Nzapakéyé, ha spiegato che "preti e pastori sono stati assassinati”. Tra di loro padre Paul Emile Nzalé, ucciso a maggio a Bangui, la capitale. “Vendicheremo i nostri morti”, ha affermato François Nzapakéyé.
A Bangassou, la cattedrale Saint-Pierre Claver ha aperto le sue porte a circa duemila musulmani. E a Zemio, centinaia di studenti e residenti musulmani si sono rifugiati in una locale parrocchia cattolica. I musulmani e i loro protettori vivono nella paura di nuovi attacchi da parte delle milizie cristiane.

Evitare un bagno di sangue
Il conflitto etnico e religioso che divide la Repubblica Centrafricana, per l’80% cristiana, ha avuto inizio nel 2013 quando la milizia Seleka, principalmente musulmana, ha rovesciato il presidente Faustin-Archange Touadéra. Le milizie cristiane, denominate “anti-balaka”, hanno reagito mobilitandosi per combattere i ribelli musulmani. Migliaia di persone delle due fazioni sono state uccise e un quinto della popolazione è fuggito in altre parti del paese e all’estero.
La milizia cristiana, dice Mohamadou Mana, portavoce dei rifugiati nella cattedrale di Bangassou, “è determinata a eliminarci”. Mohamadou Mana, di 28 anni, ha perso la sua famiglia in un attacco a marzo del 2017 mentre usciva per cercare cibo.
Anche i responsabili della Chiesa accusati di proteggere le famiglie musulmane subiscono minacce. “Ci considerano traditori", deplora Jean-Alain Zembi, prete a Zemio. Nel 2017 il vescovo Juan José Aguirre di Bangassou aveva rivelato alla BBC che malgrado la protezione dei soldati dell’ONU erano stati attaccati per aver ospitato musulmani nel seminario minore di St-Louis.

A nessuno importa dei cristiani

Secondo i membri della milizia cristiana, essi non fanno altro che reagire agli attacchi dei militanti musulmani nel nord del paese. “Nel nord del paese la Seleka va di casa in casa, uccidendo i cristiani e distruggendo le Bibbie. Nessuno ne parla”, sostiene Francis Paguere, capo di milizia a Bangui. “Chi protegge i cristiani? Nessuno è venuto a condannare gli omicidi, nemmeno gli imam”. Gli attivisti musulmani  meritano di essere puniti, dice. “È la guerra. L’hanno provocata loro. Nessuno deve proteggerli, nemmeno i responsabili della Chiesa, perché stanno uccidendo la nostra gente”.
In un comunicato dello scorso giugno alcuni imam hanno esortato alla pace, ricordando ai propri fedeli che la libertà di culto “era garantita dalla Costituzione”. “Gli atti di violenza che subiamo da diversi anni nella Repubblica Centrafricana hanno lo scopo di trasformare la crisi politica in crisi religiosa”, si legge nella dichiarazione.
Juan José Aguirre ritiene che la crisi potrà essere risolta soltanto quando islam e cristianesimo si riconcilieranno. “Non esistono persone musulmane e persone cristiane”, ha spiegato alla BBC. “Siamo tutti esseri umani e dobbiamo proteggere tutti coloro che sono vulnerabili”. (RNS/Protestinter)

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