Uno Stato curdo sarebbe un bene per i cristiani nel Medio Oriente

Dopo il referendum sull’indipendenza i curdi nell’Iraq settentrionale stanno subendo enormi pressioni

07 novembre 2017

(Felix Reich) "In questa fase delicata che fa seguito al referendum sull'indipendenza curda nel nord dell'Iraq, l’Occidente si tira indietro abbandonando i suoi più fedeli alleati nella lotta contro lo Stato islamico”. La denuncia viene da Hans-Lukas Kieser, professore titolare all’Università di Zurigo e professore associato a Newcastle, in Australia, esperto del mondo ottomano e post-ottomano. A fine settembre, il presidente curdo Mas’ud Barzani ha promosso il voto sull’indipendenza. Dalle urne è emerso un risultato chiarissimo. Kieser vede in uno Stato curdo un’opportunità per la regione.

L’Occidente si tira indietro
L’Iran che si atteggia a potenza protettrice dei musulmani sciiti, ha reagito al referendum allo stesso modo della Turchia sunnita. Entrambe le potenze regionali temono che i curdi presenti sul loro territorio seguano l’esempio dei curdi dell’Iraq settentrionale e proclamino a loro volta l'indipendenza. E all’improvviso Turchia e Iran, nazioni rivali, si ritrovano d’accordo.
Gli Stati Uniti hanno preso immediatamente le distanze. Il ministro degli esteri Rex Tillerson ha detto che il referendum non è legittimo. Con ciò si è messo dalla parte del governo centrale di Bagdad. Tillerson si è pronunciato per un “Iraq unito, federale e democratico”. Finora soltanto Israele ha dato il proprio sostegno verbale ai curdi.
Hans-Lukas Kieser critica aspramente il fatto che gli USA abbandonino i curdi a se stessi: “Come nei momenti peggiori della persecuzione contro i curdi, attualmente gli Stati confinanti non democratici si accordano contro di loro, mentre in questa fase delicata l’Occidente si tira indietro abbandonando quelli che sono i suoi più fedeli alleati nell’annosa lotta contro lo Stato islamico”.

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Baluardo contro le barbarie
Kieser, pur riconoscendo un aumentato pericolo di guerra a causa dell’atteggiamento di sfida di Ankara, Bagdad e Teheran, ritiene che il processo di indipendenza intrapreso da Barzani apra importanti opportunità. “La politica curda - sostiene - può contribuire a un reale rinnovamento in Medio Oriente”. Kieser sottolinea inoltre il ruolo fondamentale dei curdi nella lotta contro lo Stato islamico. Questa guerra, dice, “ha fatto aprire gli occhi su chi si è sempre opposto alla polarizzazione confessionale e si è battuto contro la barbarie jihadista. Infine i curdi hanno accolto e aiutato innumerevoli perseguitati, tra cui molti non musulmani”.
Per gli esperti è chiaro che i curdi hanno superato la prova. Da anni le regioni autonome curde sono luoghi di rifugio per yezidi e cristiani perseguitati dallo Stato islamico. “Un futuro Stato curdo sarà quindi fin dalla sua Costituzione misto sotto il profilo etnico e religioso e pertanto garante per la convivenza di diverse religioni”.

Le regioni autonome curde sono luoghi di rifugio per yezidi e cristiani perseguitati dallo Stato islamico

Ammissione di colpa dei curdi
Kieser riconosce ai curdi la capacità di autocritica storica. “Un tempo molti parteciparono alla jihad ottomana della prima guerra mondiale e in particolare al genocidio degli armeni”. Al contrario di altri musulmani, però, i portavoce curdi hanno in seguito “manifestato rimorso e solidarietà con le vittime cristiane”.
Secondo Kieser il pluralismo tra i curdi, “dai conservatori fino ai rivoluzionari”, ha fatto sì che nelle regioni autonome potesse affermarsi l’uguaglianza di genere e di religione. Sostenere lo sviluppo non sarà facile per l’Occidente. “Tuttavia - conclude l'esperto - soltanto chi adesso punta sul mutamento radicale piuttosto che sulla confessionalizzazione agisce in modo responsabile”. (da reformiert.; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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