Justitia et Pax: Un sì esitante all'energia nucleare

Le svizzere e gli svizzeri hanno respinto l'iniziativa per l'abbandono del nucleare con il 54,5% di no

29 novembre 2016

(ve/kath.ch) La decisione, presa di stretta misura, mostra che molti sono consapevoli dei rischi dell'energia nucleare, ha detto Wolfgang Bürgstein, segretario generale della commissione episcopale “Giustizia e pace”, intervistato da kath.ch. Egli vede approssimarsi la fine dell'era nucleare. In vista delle votazioni la Commissione aveva reso noto il proprio sì all'abbandono del nucleare.

Che cosa pensa del no all'iniziativa per l'abbandono del nucleare?
Il no ha prevalso, ma quasi la metà delle svizzere e degli svizzeri hanno dato un chiaro segnale per la fine dell'energia nucleare. Dalle urne è uscito un sì esitante all'energia nucleare. In altre parole, gli svizzeri sono relativamente critici nei confronti dell'energia nucleare. Forse per alcuni era poco comprensibile la perentoria prescrizione di precisi tempi di abbandono, perché anche la Strategia energetica 2050 dice che non possono essere costruite nuove centrali nucleari.

Sul voto hanno pesato anche delle paure?
Sicuramente. Abbiamo visto quei cartelloni pubblicitari neri che suggerivano che approvando l'iniziativa saremmo rimasti senza energia obbligandoci ad acquistarla in Germania, dove molta elettricità viene prodotta nelle centrali a carbone. C'erano anche timori di un sovraccarico delle reti perché l'infrastruttura per l'abbandono non è ancora predisposta.
Sono paure che vanno prese sul serio. Perché un approvvigionamento energetico sicuro, nel nostro mondo moderno, è un bene prezioso. Non è qualcosa che possa esser preso alla leggera.

Il problema della sicurezza, la questione dello smaltimento delle scorie, l'impatto sulle generazioni future: sono tutte questioni aperte

Il futuro del nostro pianeta è diventato più cupo?
Vi sono diversi segnali, anche incoraggianti. Per esempio, si costruiscono già più impianti di produzione di energia rinnovabile di quante siano le nuove centrali a carbone che vengono allacciate alla rete. Penso che l'era nucleare stia volgendo al termine. Tutti gli argomenti messi sulla bilancia in vista della votazione vanno in questa direzione: il problema della sicurezza in particolare alla luce dell'età sempre più avanzata delle centrali nucleari, la questione irrisolta dello smaltimento delle scorie, l'impatto sulle generazioni future... sono tutte questioni ancora aperte. Il risultato della votazione mostra che le svizzere e gli svizzeri sono consapevoli dei rischi.

Come si procederà sulla questione ambientale?
La questione di un approvvigionamento energetico sicuro e sostenibile rimane aperta anche dopo questa votazione. Tuttavia la votazione ha sensibilizzato di nuovo la gente sulla questione e ciò è positivo. La prossima tappa politica sarà la votazione sulla Strategia energetica 2050, che viene osteggiata soltanto dall'UDC.
Da un punto di vista etico continuerà a essere rilevante la domanda: come vogliamo vivere in futuro? Quali modelli di consumo intendiamo adottare nel campo della mobilità e dell'approvvigionamento energetico? Sono questioni da prendere sul serio nella prospettiva della svolta ambientale.

La Svizzera ha una responsabilità particolare?
Siamo uno dei paesi più ricchi della Terra. Se non siamo noi ad assumere posizioni di avanguardia, chi lo farà? Se puntiamo su fonti energetiche obsolete, ben presto altre nazioni ci supereranno anche economicamente. La Cina è già davanti a noi nella produzione di pannelli solari.

...e come procederà la Chiesa cattolica sulla questione ambientale?
La Chiesa cattolica fa parte della società. Diamo ancora per scontate cose che dovremmo mettere in discussione. Dovremmo domandarci: come riscaldiamo e utilizziamo i locali delle chiese, come ci poniamo riguardo alla mobilità e all'energia? Finora nelle ristrutturazioni abbiamo investito nel materiale di costruzione, ma dovremmo prendere in considerazione la sostenibilità. Mi riferisco a noi come comunità ecclesiali.
Ma concerne anche tutti i credenti. Siamo quotidianamente sollecitati. Dovremmo sempre più lasciarci interpellare dalla domanda: è tutto giusto quel che sto facendo oggi? Sarà giusto anche domani? Perché creare una maggiore sensibilità è compito anche della Chiesa cattolica. Occorre riflettere su questioni di responsabilità nei confronti del creato. Per quanto ne so è ciò che si aspettano anche molti cristiani. (Intervista Regula Pfeifer; trad. it. G. M. Schmitt)

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