Abbandonare il nucleare civile?

Il prossimo 27 novembre in Svizzera si vota sull'iniziativa per la chiusura delle centrali atomiche

09 novembre 2016

Commons Wikimedia

(Hans Herrmann) Il 27 novembre il popolo voterà sull'iniziativa per l'abbandono del nucleare, che chiede che in Svizzera non vengano costruite altre centrali nucleari e che la durata massima di esercizio delle cinque centrali esistenti sia di 45 anni. Perciò già il prossimo anno dovranno essere smantellate tre centrali nucleari, mentre l'ultima verrà chiusa nel 2029.

Pareri discordanti
L'iniziativa è appoggiata dall'Ufficio ecumenico Chiese e Ambiente OeKU, mentre la Arbeitsgruppe Christen und Energie (ACE, Gruppo di lavoro Cristiani ed Energia) - vicino agli ambienti nuclearisti - raccomanda di respingerla. L'ACE, nel cui consiglio di amministrazione siedono un teologo e due ingegneri, motiva la sua presa di posizione facendo riferimento al mix energetico svizzero, che in confronto all'estero registra emissioni di CO2 “molto limitate”. È proprio su questo aspetto, afferma l'ACE, che “le centrali nucleari con la loro produzione di energia elettrica quasi senza emissioni di CO2 svolgono un ruolo chiave nella battaglia in difesa del clima e contro il riscaldamento climatico”. Pertanto occorre una politica climatica in cui anche il nucleare “svolga un ruolo seppur in quantità moderata”.

Incentivare nuove fonti
Di altro parere è l'associazione OeKU. In una articolata presa di posizione giunge alla conclusione che l'iniziativa popolare per una uscita pianificata dal nucleare vada appoggiata. Questo perché il parlamento nel quadro della Strategia energetica 2050 non stabilisce alcun limite temporale di esercizio per le centrali nucleari e ha respinto l'adozione di requisiti di sicurezza più rigorosi.
Le energie rinnovabili idrica, solare e eolica si starebbero rivelando vincenti; nei paesi limitrofi la svolta energetica procede a pieno ritmo. “Nella sola Germania è attualmente installata una potenza di picco di 39 Gigawatt di energia solare”. A ciò si aggiunge la produzione di energia eolica; ne risulta un reale afflusso di energia elettrica con prezzi in calo. La conseguenza: con la corrente elettrica non si guadagna più abbastanza da mantenere in esercizio una centrale nucleare e potenziarne le misure di sicurezza.

La lezione di Fukushima
Anche la Federazione delle Chiese evangeliche svizzere (FCES) è critica nei confronti dall'energia nucleare. Pur non prendendo posizione sull'attuale iniziativa per l'abbandono, si è espressa criticamente nei confronti del nucleare nel suo studio “Energieethik” (Etica dell'energia), pubblicato nel 2008, e nella sua più recente presa di posizione sulla Strategia energetica 2050.
Otto Schäfer, incaricato per il settore teologia ed etica della FCES, ritiene che sia teologicamente fondamentale riconoscere la finitezza e la fallibilità delle persone e assumersi la responsabilità nei confronti del creato e delle generazioni future. “Ammetto che visitare i dintorni di Fukushima nel 2014 ha rafforzato la mia posizione critica nei confronti del nucleare”, ha affermato. (da reformiert; trad.it. G.M.Schmitt; adat. P.Tognina)

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